DOCUMENTAZIONE
Opera di Witold Kalinski
L'ARTE MODERNA E IL PROBLEMA DELLA VERIFICA
La pittura,avendo superato le fasi-soluzioni dell'illusionismo,della metafora e della direttrice metonimica,si avvia a configurare sempre più una spiccata sua base verificale,avvalendosi della sua memoria storica per un'investigazione delle peculiarità scisse dell'io portato a commisurarsi verificalmente con le datità del nostro "conscio culturale collettivo" per una ridefinizione della sua vera condizione esistenziale (identità sovrapersonale) in contrapposizione al senso intricato del labirinto e dei non sensi che lacerano la sua anima.Niente ormai sembra sfuggire all'urgenza e bisogno che attivano i processi di una possibile ritotalizzazione dell'io di fronte ad una esasperata "disinunctio" della sua anima che si aliena sempre di più.Qualsiasi estrinsecazione delle modalità dell'arte sembra,in modo chiaro o latente,partecipare ed ubbidire ad un intento "verificale". Dietro questa nuova consapevolezza c'è invero tutto il lavoro di molti artisti delle avanguardie storiche sul fronte dell'analiticità del fatto artistico; c'è lo scollamento "verificato" tra la denominazione visiva e quella linguistica,tra l'organizzazione mentale delle unità elementari del fatto pittorico e la consapevolezza accordata alla "struttura",come risultato e valore inedito dell'opera artistica.E' giunto il momento del passaggio quindi dalla riflessività analitica,giocata sulle unità linguistiche elementari,all'utilizzazione della capacità "verificale",assunta in senso intuitivo ed espressivo,della coscienza umana per un'indagine della sua condizione sovrapersonale esistenziale,portando alla commisurazione le sue peculiarità soggettive scisse alle datità referenziali del nostro "conscio culturale" nel senso postulatorio di un'autointerrogazione meditativa e metafisica .
Limmagine artistica, allora, si offre come il risultato acquisito di un tale atto intuitivo-verificale che libera nuove consapevolezze e svelamenti oggettivi. Che riguardano la nostra vera essenza spirituale.Per tali ragioni,la Mail Art,come esteriorizzazione di unespressività candida che sfugge ai condizionamenti degli apriorismi teorici che guidano mode e correnti contemporanee,che sanno di un andazzo che punta ad un riciclaggio del dejà vu in funzione ludico-nichilistica straniante,annota a suo merito e fedelmente con lo spirito del nostro precario tempo i segni,le immagini e le concrezioni espressive di un assetto dichiaratamente verificale nella sua denotazione assoluta della realtà.Ora se la volontà del Potere sarà perdurante ad accordare la preferenza ad una pseudo arte frivola da commercializzare come un effimero bene di consumo,larte stessa non può attingere ad esperienze veramente vitali,ma sarà costretta a subire incessantemente condizionamenti estetizzanti calati dallalto.E già stata prospettata una modalità per sfuggire a tale pericolo,solo che lo stesso Potere per intrinseche ragioni non può adottarla.Scrive infatti Guido Montana :
A patto,però, che si riconosca anche la legittimità della verifica del procedimento critico.Si deve cioè far storia artistica (e critica) attraverso la possibilità di uno scontro ,sulle metodologie e le ipotesi,e non già e non più come avviene oggi (e non solo oggi) a livello di potere e di astuzia intellettuale.Avremmo altrimenti nella storia solo larte manovrata e voluta dal potere e solo quella critica che ottiene il potere di riconoscere larte.
Perché :
Far critica è cogliere un possibile passaggio tra linterdeterminazione artistica ologia del linguaggio critico.Far critica non significa andare a una festa dellassurdo,ma capire razionalmente perché anche lassurdo ha nellarte una capacità di essere significante.Vuol dire avere presenza laddove il grumo di indeterminazione si scioglie ed è possibile fruirlo.Vuol dire infine esser garanti di una intelligenza specifica,capace di pervenire alla coscienza estetica e alla società.
Critico moderno è quindi colui che pone unistanza problematica (un modo di essere, di vedere,di far cultura) nellinterpretazione,nel consenso e/o nel dissenso nei confronti dellambiguità artistica.Lincontro artista-critico è quindi un modo non tanto di collaborare ma di scontrarsi felicemente sul piano del linguaggio,rispettando ciascuno il proprio livello,di creazione-ambiguità-esperienza (quello dellartista) e di razionalità-intuizione (quello del critico).
L'altra modalità è stata adottata dalla pittura segnica e gestuale,invertendo il processo elaborativo dell'opera.Invece del pre-darsi del significato che anticipa il concretarsi del segno,si ha un segno che si pone prima di qualsivoglia significato cui darà luogo l'opera.Il "denotatum" (per dirla con il Morris) è precorso dal segno che,a sua volta,possiede sempre un suo significato.Ciò viene anche affermato da Nello Ponente )Il risultato pittorico nasce in un processo controllabile con i mezzi che l'artista usa:per lui,l'immagine coincide con la materia non successivamente ma al momento preciso in cui la materia la modella;l'immagine e la dimensione non sono più definiti dallo schema tradizionale di forma e di composizione,ma dalla materia stessa.L'immagine si identifica così nel colore e nelle stratificazioni,perde la sua definizione orizzontale o verticale grazie al suo ritmo che è un ritmo organico e non ha dunque più bisogno di una indicazione di direzione".Ora se la forma è il risultato a cui si deve pervenire al termine del processo, questo non può partire da una forma data,da un prestabilito significato della linea,del volume,del tono secondo l' Argan.Ne risulta che il fatto artistico, nel mentre diviene e si svolge,è verificato di continuo dai medesimi strumenti impiegati e dai suoi primari elementi costitutivi.Allora,siamo al concetto di opera come "progetto",formulato dall'Argan.L'arte diventa così progetto che si autoverifica.Ed è lo stesso studioso ad affermarlo:"L'arte giunge così ,se non ad identificarsi,a situarsi sullo stesso piano della scienza moderna",poiché più avanti (p. 100) afferma che il problema"si riduce allora alla relazione tra uno schema dato (la Natura),e che non può esprimersi che in termini di storia,e un fare o un agire (l'arte) che può condurre a una modificazione anche radicale di quello schema".Se il problema è posto in siffatto modo per ciò che riguarda i rapporti tra la vita e l'arte,il vedere o percepire che implica un "processo controllabile nelle sue fasi" diventa un fare che a sua volta richiede " un accertamento della situazione spaziale in cui deve attuarsi".In tale accezione, l'arte si pone come una esperienza verificabile,in quanto il fare presuppone l'abiura di uno spazio come "struttura fissa" e la sua funzione si pone come un "insieme di funzioni".Il critico così si spinge fino all'affermazione di un fare come progetto che scalza tutti gli apriorismi e,nel mentre si evolve,diventa esercizio autoverificativo delle sue fasi: "posso ammettere che l'esperienza non sia data a priori e che io debba costruirla attraverso un processo d'indagine che non si compie senza un atto di volontà:il quale,a sua volta, è già un fare o almeno un'intenzione,un progetto di fare"(p. 101).Formulate così le premesse,l'opera viene destituita da qualsiasi funzione rappresentativa,emotivo/sentimentale e da qualsiasi intento persuasivo:vuole soltanto dimostrare. Che cosa? Ma l'ipotesi che ha messo in moto il concretizzarsi dello stesso progetto.Il torto del critico non sfugge a quello di aver ridotto l'arte ad operazione matematica che si basa sulla verificabilità delle medesime fasi del suo processo accertativo-dimostrativo.Qui,il grado della verificabilità viene affidato e riconosciuto nella sua massima estensione agli elementi primari della strutturazione dell'opera,senza volere con ciò misconoscere l'importanza dell'artista che controlla e si fa interprete neutrale ed obiettivo delle risultanze che emergono dallo stesso processo.
Tant'é che il tàpies riconosce la possibilità di accordare una più estesa autonomia verificatoria all'artista alle prese con le leggi -interne ed esterne- dell'opera:
"L'opera è frutto di una lenta gestazione dell'artista.Prende per così dire l'abitudine di pensare e di reagire per mezzo di immagini che poi in modo quasi inconscio,si decantano,si imprimono o si cancellano.Ma quando crediamo,di potere di punto in bianco,lavorare su di una determinata idea,ci accorgiamo che anche l'opera comanda,perché ha le sue leggi -interne ed esterne- di sviluppo.Si ribella,e ci impone le sue condizioni come dei personaggi di Pirandello.Come ovunque vi sia vita,si svolge un dialogo tra l'autore e la materia della sua opera.All'inizio lo scopo non è sempre chiaro:"il cammino si forma sotto i passi" .
Gli esempi che adduce l'Argan sono moltissimi e sono rinvenibili nelle sue opere,riguardanti le operazioni di molti artisti moderni.A proposito del Mondrian ha modo di scrivere: "Tutti i quadri di Mondrian si fondano sulla ricerca di una equivalenza quantitativa tra elementi qualitativamente diversi o, inversamente,di un'equivalenza qualitativa tra quantità diverse" .
E poiché "Nulla è dato in sé,tutto per relazione.E le relazioni si determinano nel corso dell'esperienza "vissuta" della pittura" a proposito di Giorgio Morandi scrive:
"La ricerca di Morandi,muovendo da uno spazio teorico di cui si vuole verificare la possibilità di esistenza,muove dalla prospettiva cubica e vuota della Metafisica di De Chirico.Si badi però:la pittura di Morandi non è evasione nella,ma dalla metafisica:per questo,nonostante le tangenze evidenti,il suo percorso,tra il 1916 e il '20,è opposto a quello di Carrà,che si rifugiava nella immobilità metafisica. fuggendo dal dinamismo futurista.Obbiettivamente la pittura di Morandi è la distruzione metodica della prospettiva fondata sulla geometria euclidea,cioè dalla concezione dello spazio su cui si fondava,da Giotto in poi,la famosa << tradizione italiana>> che si voleva universale ed eterna.E' vero che la prospettiva classica l'aveva già negata De Chirico ponendola come significante della nullità o del vuoto invece che della realtà; ma il processo distruttivo di Morandi è,al tempo stesso, costruttivo perché non soltanto dimostra la sopravvivenza dello spazio oltre la prospettiva ma prova come soltanto al di là dell'astrazione prospettica lo spazio della coscienza si dia come realtà concreta,esistente (...) La linea non è il limite delle cose ma il confine e la mediazione tra volumi tonali comunicanti;il volume non è rilievo ottenuto col chiaroscuro ma calibrata distanza tra piani colorati;il tono non è incidenza di luce ma ragguaglio o proporzione di quantità e qualità" .
A proposito poi delle operazioni condotte da J. Albers scrive:
"Muove da un'ipotesi spaziale a priori,il quadrato,assunto come forma simbolica dello spazio.Non si tratta tuttavia di una simbologia cosmica,relativa ad una metafisica dello spazio:il quadrato,per Albers, è forma simbolica nel senso attribuito a questo termine da Cassirer nella sua Filosofia delle forme simboliche (1923) ed applicato alla prospettiva da E. Panofsky (La prospettiva come forma simbolica,1924).Il simbolo,cioè,non ha un carattere sostanziale,ma funzionale:è bensì l'espressione di un mito che si forma nella psiche umana e quindi serve al pensiero,ma il pensiero stesso,col suo processo,lo verifica e,verificandolo,lo <<demitizza>>. (...) Si ha così un processo all'interno dell'immagine immobile:le superfici piatte sviluppano un volume,e non soltanto dal quadrato si passa al cubo,ma il cubo stesso è leggibile come cavità e come volume.Il processo di dosaggio e ragguaglio delle quantità-qualità coloristiche si qualifica come un processo razionale all'interno della forma simbolica,che cessa di esser tale in quanto viene verificata:si tratta dunque di un processo più psicologico che astrattamente matematico,e lo prova lo sviluppo imprevedibile che la geometria di Albers ha avuto nella spazialità espansiva e puramente cromatica di uno dei maggiori maestri dell' Informale americano,M. Rothko" .
RIDUZIONE E SINTESI DI ALCUNE PAGINE FACENTI PARTE DEL VOLUME DAL TITOLO "LA VERIFICA NELL'ARTE FIGURATIVA CONTEMPORANEA ED ALTRI SAGGI".
E' stato pubblicato, nel mese di settembre 2001, dalle Edizioni PHASAR di Firenze il volume di Andrea Bonanno dal titolo " La verifica nell'arte figurativa contemporanea ed altri saggi", pp. 142, f.to 13X20, copertina a colori, L. 25000 .
Il libro è un "excursus" basato sulla ricerca delle varie modalità e significati assunti dalla presenza della verifica nell'ambito dell'arte figurativa moderna e contemporanea.Nel saggio principale sono analizzate ampiamente le teorie dell'Argan e del Menna come unilaterali, limitative e fuorvianti del concetto di "verifica".Mentre, negli altri saggi, l'autore esamina altre teorie estetiche, autori e manifestazioni artistiche varie con l'occhio attento alla formulazione della sua ipotesi esegetica della "verifica trascendentale".
DALL' INDICE: - L'arte moderna e il problema della verifica - La critica "totalitaria ,l'identità dell'arte e dell'io - L'arte come specchio di Narciso - I pittori dall'immaginario perturbato ed un critico della pittura che corre... - La scultura a Spoleto:"Arie" concettuali stanche e punti di vista manierati - L'arte sulla "soglia" - La Trash Arte e tante grazie -" Minimalia" di Achille Bonito Oliva:una linea dell'arte come progettualità "mentalistica" ed astratta - "Tiresia delle sette stanze di Demetrio Paparoni: una ricognizione sui valori della vita e dell'arte - I rituali espressivi del corpo - Sergio Floriani e la metonimica ricerca dell'identità - I "clic" dell'occhio impassibile ( Mostra a Rivoli: "Sguardo di Medusa") - La 48° Biennale di Venezia - L'arte "andante" non va restaurata,parola di Bonito Oliva - L'arte di Lucian Freud - bibliografia generale.
Sul volume hanno già scritto:
ANDREA BONANNO SMITIZZA E METTE A NUDO I LUOGHI COMUNI E LAUTOREVOLEZZA DI NUMEROSI CRITICI
NON E VERO CHE SIAMO TUTTI ARTISTIL IMBECILLIMENTO ESTETICO VIOLA ANCHE I CONFINI DELLA DECENZA
Di GIOVANNI DE NOIA
E uscito in questi giorni per la Phasar edizioni di Firenze il volume: "La verifica nellarte figurativa contemporanea ed altri saggi" di Andrea Bonanno. Un autentica bomba nel mondo dellarte visiva che farà discutere non poco nei prossimi anni.
Il saggio analizza e demitizza con prove convincenti tutti i credi dei critici militanti e storici dellarte degli ultimi cinquantanni (si salvano solo in pochi), contrapponendo alle loro tesi menzognere ed incongruenti (una spallata propiziatoria finalmente) un nuovo metodo ermeneutico per capire creatività ed essenza dellarte.
Unanalisi (una verifica trascendentale) cristallina e convincente che tutti, esperti e non darte visiva dovrebbero verificare. A salvarsi sono solo pochi artisti e critici che però con le loro storiche testimonianze danno pienamente ragione a questo pensiero-forte rispetto alla debolezza del pensiero-debole che oppone allo Spirituale il tecnologico linguistico strutturalistico filosofico antropologico e chi ne ha più ne metta.
Le linee emergenti di questo bailamme contemporaneo è vero si reggono sullintelligenza e scientificità, che sono però delle convenzioni sovrastrutturali che non reggono ad una verifica approfondita su ciò che fenomenologicamente avviene nellesecuzione di un manufatto artistico. Bonanno dichiara a chiare lettere che lopera darte in una verifica trascendentale rivela che racchiusa in opera estetica ci sono sia la soggettività che loggettività; in cui non lio egoistico ma è lio sovrapersonale (conscio culturale) che lavora in quell hic et nunc in un candore di purezza e verità,in modo a-razionale,per il benessere spirituale di tutti: lequazione finale della comunicazione è che lio si identifica con l Altro e diventa Noi e a sostegno identifica quei valori trascendentali nella pittura di Lucian Freud un postulato metafisico che nasce non per incanto ma da attente riflessioni che il nostro da anni pone al pianeta cultura.
Rileggendo dapprima il passato sulle forme simboliche negli scritti di Giulio Carlo Argan ed Erwin Panosky nelle fasi e funzioni strutturanti proposte anche da Filiberto Menna che affidava invece il significato simbolico alla tautologia più che ai segni e rispecchiamenti analogici con la realtà, un arte presentativa e non espressiva unarte senza sentimenti, questa tesi era anche del Migliorini, secondo la quale larte comunica se stessa, comunica semplicemente il comunicare. I conti invece, sostiene Bonanno, bisogna farli con lio e il contingente. Questa polarità dellarte registra i segni laceranti delluomo rispetto a una società crudele nella sua attività, ed attraverso la visione emerge quel quid che ne è lessenza: che cosa comunica,per esempio, Lautoritratto con lorecchio tagliato di Vincent Van Gogh se non lio scisso dalla realtà? Quindi la solitudine e lannichilimento che appartengono a tutti gli uomini (concetto universale).
Lautore non risparmia critiche né a Calvesi né ad Argan, critici totalitari la cui forza proveniva dai partiti politici dappartenenza e che hanno con il loro credo nichilista contribuito a foraggiare la pseudo arte. A sostegno di questa tesi cita Giorgio Di Genova e Ferdinando Bologna ( entrambi fuori dal giro ) e definendo comiche le teorie di Meneghelli e Grazioli. Una attenzione particolare la dedica ad Achille Bonito Oliva teorico della transavanguardia per la mostra di sculture a Spoleto Alle fonti del Clitumno e lo fa riportando ciò che in proposito dice Vittorio Sgarbi: " Queste opere sono delle manifestazioni di pigrizia mentale, o di assenza della mente e, cioè artisti che beneficiano del fatto che qualcuno, forse non più acuto di loro, attribuisce rilievo a ciò che fanno e fintanto che qualcuno li sostiene cè un pubblico che è costretto a vederle " e segnalando anche il tempo attuale come tempo di imbecillimento estetico
Per la sfrontatezza di decidere quale sarà larte del futuro da parte della Vescovo. Elenca poi tutta una serie di forzature di Renato Barilli e di Harold Szeeman e ne demolisce tutte le impalcature che vogliono definire larte linguaggio e metalinguaggio stricto sensu e non si ferma qui! Bacchetta anche Lea Vergine sulla mostra Trash-Art al Museo di Trento e Rovereto di quella campionatura di oggetti-rifiuto, che non è altro che un riciclaggio della Funk-Art della Junk-Art e dei Nouveaux Realistes degli anni Sessanta.
Questa nuova moda denominata Wave , che si traduce in "cultura spazzatura", presenta scimmiottando tutto ciò che era stato già detto dalla Pop-Art. Cè ancora dellaltro su Achille Bonito Oliva che aveva teorizzato il ritorno della pittura ,che alla lunga, oltre alla contraddizioni di fondo (attingere a tutti i linguaggi precedenti) "puntava" solo al mercato.
Fu unoperazione di marketing voluta da Mannoli, Amelio e De Simone (noti mercanti darte).Il critico salernitano anche in altre occasioni non ha dato segnali evolutivi per larte, anzi molte contraddizioni. Un esempio: le sue critiche alla Computer arte e Video arte. Gli "interessi" allora erano solo per la transavanguardia, oggi gli obiettivi sono puntati tutti sullarte virtuale. E non poteva mancare nellanalisi la quarantottesima Biennale di Venezia dal titolo d "APERtutto" curata per modo di dire dallo svizzero Harold Szeeman, secondo il quale, siccome non si può definire cosa sia arte, tutto è arte!
Evviva,finalmente in questa globalizzazione siamo diventati tutti artisti!
LA "VERIFICA TRASCENDENTALE",
UN IMPEGNO RADICALE IN DIFESA DELL'ARTE
Andrea Bonanno è autore scomodo, nel campo della teoria dellarte, perché radicale. Da tempo, nel sistema della critica, tutto pare ammissibile fuorché mantenere ancora il carattere dialettico-negativo dellesercizio critico stesso ovvero, quel suo consistere nellimpegno determinato a negare la negazione dellarte, operata dal primato di un potere globalizzante e globalitario, pronto subito a convertirsi in nichilismo culturale, anima del consumo e dello scatenamento produttivistico in cui ha finito per implodere annichilendosi, appunto lanima dellOccidente e con essa forse dellumanità tutta intera.
Impegno radicale, quello di Andrea Bonanno, perché lavora ad opporsi alla radicalità di questo nichilismo che celebra i suoi fasti nel dominio attuale duna cultura ridotta a simulacro di se stessa.La verifica nellarte figurativa contemporanea ed altri saggi (Phasar Edizioni, Firenze 2001) esito più recente della sua attività letteraria, dimostra la legittimità del nostro asserto: Andrea Bonanno è un raro esempio di artista e scrittore impegnato a contrastare la corrente impetuosa di un tempo senza orizzonti con la semplice opposizione di un suo tempo interiore, raro esempio di individualità critica e creativa.
Egli torna, in questo suo ultimo libro, sui temi dellarte figurativa contemporanea adoperando, con cura estrema, i sensibilissimi strumenti, da sé fabbricati e messi a punto della nuova ipotesi esegetica della "verifica trascendentale", grazie alla quale larte ridiviene emergenza espressiva duna soggettività piena, ricca di contenuto oggettivo, atto verificale dellanima nei confronti del reale.
Il suo metodo si propone come rinnovata via verso la riacquisizione di un senso progettuale-umanistico dellarte.
In essa ciò che avviene è quanto di più essenziale possa fare lo spirito: operare il proprio autodisvelamento attraverso la verifica duna presa di coscienza nel modo di commisurarsi sovrasensibilmente al mondo e di commisurare sovrasensibilmente il mondo a sé. Espressione di spiritualità cosciente dellalterità a cui rimanda la sua costituzione medesima, larte conduce lio alla più impietosa, lucida, obbiettiva conoscenza di sé, fin dentro alle radici del suo desiderio più profondo disconosciuto e rimosso: ricongiungersi allunità infinita del tutto. Ciò esattamente al contrario dell"arte come specchio di Narciso", condizione alla quale non pochi critici pretendono di schiacciare lartista contemporaneo, da Bonanno denunciato sulla scorta di posizioni quali per esempio, quella di Franco Solmi e di Gerardo Pedicini, che riducono larte "al balbettio di un io irreversibilmente separato e distante dallaltro ( ) monade di disperazione, angoscia, fruizione assimilativa autoconsumatrice delle proprie scissioni e dei propri farfugliamenti ideologici".
Così non si esce dal circolo vizioso dello psicologismo soggettivistico e invece, propriamente, larte è uno specchio magico che assorbe e disperde i malefici riflessi del sortilegio solipsistico da cui siamo rimasti abbacinati.
Scrive Andrea Bonanno, "diversa cosa è allora il porre lio soggettivo nella condizione che possa permettere la commisurazione di una o più delle sue caratterizzazioni volubili ed unilaterali con il "conscio culturale collettivo" per la determinazione verificale della stessa/stesse in senso oggettivo secondo le formulazioni della nostra ipotesi teorica".
Cosa ancora più diversa, da denunciare con maggiore forza e radicalità, Bonanno ci mostra essere stata una certa estetica della contaminazione "anarchica" allinsegna della globalizzazione, nel suo saggio dedicato alla "48ª Biennale di Venezia (un baraccone colorato per art makers ed esteti della videoarte)" ispirata dal suo nuovo direttore Harald Szeemann.
"Il critico ( ) sembra perseguire la scissione completa delluomo, mettendolo al crocevia di un imperversare di molteplici bombardamenti di stimoli sensoriali teatralizzati al massimo grado, combinando codici linguistici diversi".
Qui, con evidenza spettacolare, larte ha ceduto il primato culturale della sua potenza emozionale, immaginativa, mito-poietica ai processi compulsivi di riproduzione "anarchica" dellimmaginario collettivo scatenati ad opera duna tecnologia efficace nel perseguire la continua disarticolazione linguistico-espressiva di identità fluidificate in un caos di derive percettivo-sensoriali, multiple e plurime, con effetto di seduzione, diversione/divertissement, straniamento facilmente scambiabile, da parte del fruitore, per un senso di decondizionamento libero da qualsiasi principio di realtà. In realtà "qui, limmane disarticolazione linguistico-espressiva è tesa al fine di ingenerare stordimento e schisi: asfissia delle capacità percettive e perdita del senso della possibilità conoscitiva".
Lanarchia del potere, operazionalizzatasi in tecnologia, rende libero luomo distruggendone scientificamente la soggettività umana: il potere dellanarchia nellarte come nella vita sarebbe cosa ben diversa, tuttaltra cosa.
"A bella posta, è fatta fuori la pittura, ossia il problema della forma e del contenuto" nota Andrea Bonanno e infine osserva: "questi simulacri di artisti declinano il nostro tempo tecnologico e cibernetico in modo ludico alla ricerca di una immagine stupefacente ed insolita. Finiscono, invece, con il navigare nel kitsch più stereotipato ( ) quale incarnazione negativa di tutti gli estetismi contemporanei, assunto come una maschera per assecondare i giochi alteranti del potere tecnologico, per nascondere il grande vuoto dei valori e, soprattutto quello dellanima delluomo".
La "verifica trascendentale" di Andrea Bonanno si presenta, allora, come la sua teorizzazione di una strategia critica di contropotere e, dunque, di contro-cultura che scatta ogni volta che ci si confronta con il potere e la cultura dominante. Accade allora di strappare la maschera a questo grande vuoto e ciò succede sempre, puntualmente, a tutti i veri spiriti liberi, artisti, scrittori, poeti, critici che hanno il coraggio di misurarsi in tale verifica, senza infingimenti e fino in fondo.
Si leggano fra gli altri i saggi su "Tiresia delle sette stanze" di Demetrio Paparoni e sulla pittura di Lucian Freud. Sentiremo vibrare la scrittura di Andrea Bonanno allunisono con la tensione fortissima e nobilissima che sale dallintensità drammatica della ricerca esperita, al vivo, dai soggetti scelti per esemplare quel che, troppo modestamente, lautore definisce una metodologia ma che è molto di più: la forma che assume un impegno radiale in difesa della poesia e dellarte.
In un saggio polemico rivolto contro una polemica "ironica ed in fondo nichilistica" smaccatamente, stroncatoria nei riguardi dellarte contemporanea, proposta da quel geniale mistificatore cinico che è Bonito Oliva, Bonanno conclude, quasi ricordando a se stesso, oltre che al lettore, il senso ultimo di una lotta culturale che accomuna tutti coloro che stanno dalla parte dellumanità umiliata e della vita offesa: "è bene, comunque, che continui e sia operante la volontà di esorcizzare siffatti critici estetizzanti e similari artisti extra-artistici, che conducono avventure di fumo e di oblio sui veri problemi che travagliano una società al colmo del suo sfascio ideologico e morale, e si inizi a considerare finalmente larte uno strumento intuitivo-verificale delluomo nei riguardi della vita e, soprattutto, dei segni alteranti che sempre più continuano a disumanizzare la sua coscienza e la sua libertà".
Beniamino Vizzini
TESTIMONIANZE:
"...grazie per il suo libro. Molto approvato.
Puntuale, colta, intelligente la Sua recensione di Tiresia ."
Demetrio
Paparoni - Critico d'arte e saggista
" Quello che posso osservare, dopo la rapida visione del volumetto, è che ha
abbastanza ben riassunto il mio pensiero sulla Narciso arte ".
Prof.
Giorgio Di Genova - Storico dell'arte e saggista
" Ho molto apprezzato il tuo sforzo per riportare l' Arte con la maiuscola dentro corretti binari esegetici ed interpretativi con risultati accattivanti e lumeggianti nella tenebra quotidiana alla quale siamo costretti..."
Prof. Antonio De Marchi - Gherini -
Critico letterario, poeta e artista .
"Posso solo dirLe d'aver molto afferrato la passione e il rigore che traspaiono con evidenza dalle Sue argomentazioni".
Prof.
Vittoriano Esposito - Critico letterario e saggista.
Stralci da saggi pubblicati ed
inediti :
"Bonanno esprime in questo ampio lavoro quella che è ormai la sua linea esegetica, pertinente alla "verifica trascendentale" e se ne avvale per la lettura delle opere d'arte, questa volta, con un anelito riflessivo-verificale che tende a fondare l'unità psicologica e trascendentale (nel significato di sovrapersonale), propria dell'anima".
(...) " Bonanno da filosofo autentico e da critico privilegiato
tenta una valutazione complessa con un linguaggio di forte impatto narrativo
e scopre nell'arte una sorta di energia positiva che riscatta il processo
tecnologico"(...)
"E' un libro di agevole lettura, di innegabili e verificate verità che vertono
sull'essenza dell'arte e sulla sua forza di promozione e investigazione della
fisionomia spirituale dell'uomo in opposizione a i segni letali e deformanti
promozionati da un certo apparato massmediatico e tecnologico imperante,
teso ad alienare l'uomo".
Maria Grazia Lenisa - Poetessa, critico letterario e
saggista
" ... questa Verifica nell'arte figurativa contemporanea ed altri saggi ci sembra assai più esplicita circa la filosofia bonanniana in tale campo" (...) "L'arte è stata svuotata non soltanto dei suoi contenuti, ma anche delle sue prerogative educative e " la metodologia della "verifica" " bonanniana mira a correggere i guasti..."
"Noi condividiamo totalmente la posizione di Bonanno, i suoi
tentativi di riportare l'arte moderna su un piano di
concretezza e di interiorità vere; un'arte che non sia,insomma, la sagra degli assurdi,
del vuoto, del velleitarismo, della provocazione a tutti i costi, della crassa ignoranza,
della totale mistificazione".
Domenico
Defelice - Poeta e saggista .
"Da tempo, nel sistema della critica, tutto pare ammissibile fuorché mantenere ancora il carattere dialettico-negativo dell'esercizio critico stesso ovvero, quel suo consistere nell'impegno determinato a negare la negazione dell'arte, operata dal primato di un potere globalizzante e globalitario, pronto subito a convertirsi in nichilismo culturale, anima del consumo e dello scatenamento produttivistico in cui ha finito per implodere annichilendosi, appunto l'anima dell' Occidente e con essa forse dell'umanità tutta intera. Impegno radicale, quello di Andrea Bonanno, perché lavora ad opporsi alla radicalità di questo nichilismo che celebra i suoi fasti nel dominio attuale d'una cultura ridotta a simulacro di se stessa" (...)
"Egli torna in questo suo ultimo libro, sui temi dell'arte figurativa contemporanea
adoperando, con cura estrema, i sensibilissimi strumenti, da sé fabbricati e messi
a punto della nuova ipotesi esegetica della "verifica trascendentale", grazie alla
quale l'arte ridiviene emergenza espressiva d'una soggettività piena, ricca di
contenuto oggettivo,atto verificale dell'anima nei confronti del reale".
Beniamino Vizzini - Critico d'arte e di letteratura
NO AL MOBBING !
a cura di Alberto Sandron
Una nazione democratica non può tollerare più la spudorata pratica del mobbing
perché razzistica e disumana secondo i dettami della Costituzione italiana e
paramafiosa perché non è previsto che all'interno di una pubblica amministrazione
o spazio a direzione privata operi a tutti i livelli una consorteria che faccia pratica di
razzismo travalicando tutte le leggi vigenti.
Nell'ambito scolastico Dirigenti ed Ispettori spesso non svolgono le loro funzioni
"super partes", quali funzionari obiettivi ed imparziali di uno Stato democratico.
Il mobbing è quella pratica vergognosa consistente nella inquietante,coalizzata e sistematica
persecuzione che un piccolo gruppo (un capo, i colleghi, l'azienda) realizza ai danni di una
persona nei luoghi di lavoro, sentita come un intruso da distruggere totalmente, minandone
la salute psichica ed intaccandone l'autostima fino a farla giungere alla soglia del suicidio.
Il problema rivela la sua miucidiale virulenza soprattutto nell'ambito scolastico, ove impera
del resto il vergognoso fenomeno del nonnismo e il non intervento per il ripristino
della legge e del rispetto della dignità umana da parte di Dirigenti che,molte volte, operano in
combutta con altri insegnanti o genitori. Andazzo che sa di una vergogna infinita in un contesto
ove dovrebbero essere rispettati i principi e le leggi basilari di una vera democrazia per una
solida ed efficace tutela della dignità e della libertà della persona umana. (A. Sandron)
La prassi e le strategie adottate dai mobbers si possono riassumere nei seguenti punti:
1) Applicano un mobbing violento, feroce e discriminatorio, operando spesso in gruppo;
2) Demonizzano fino all'inverosimile l'insegnante da colpire, parlandone con altre persone,
come se fosse un mostro;
3) Ne gonfiano esageratamente qualche aspetto del carattere e del comportamento che non viene
condiviso e ne enfatizzano qualche lieve manchevolezza, come se fosse un delitto grave;
4) Gli attribuiscono delle manchevolezze che essi hanno commesso o hanno inventato, distorcendo
totalmente la realtà dei fatti;
5) Lo fanno apparire come un "bruto", che non rispetta i principi della morale, della democrazia e
dei diritti umani;
6) Gli negano la funzione professionale rubandogli lo spazio gestionale e d'interrelazione con
qualsiasi persona, facendolo apparire come inadatto all'insegnamento,spreparato e, nei casi
peggiori, come un matto;
7) Sfruttano ogni bugia e sospetto ambiguo per accusare il malcapitato di turno e spesso
mobilitano la Stampa per creargli intorno un ambiente di odio,coinvolgendo altre
persone cos che non conoscono direttamente i fatti;
8) Motivano le accuse inventate evidenziando il dovere di soccorrere eventuali vittime che
inventano come esistenti ed in possesso delle migliori qualità del mondo.
9) Alterano e distorcono qualsiasi legge e norma scolastica pur di realizzare il loro fine criminoso;
10) Cercano quanti più complici razzisti possibili pur di raggiungere il loro fine e, quindi, negano
alla vera vittima di poter contare su dei testimoni,ricorrendo alle menzogne più mostruose per
far restare in piedi le loro montature e per negare il loro razzismo e la loro congenita disonestà.
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