NOTE   CRITICHE

opere

NOTE   CRITICHE   RIGUARDANTI   GLI  ARTISTI   CHE  HANNO   ADERITO   AL      PROGETTO

La   rassegna  annovera  esponenti   della   "verbolettura"  come   Arrigo LORA-TOTINO,il quale scrive  che "l'attività del poeta si riduce alla pura invenzione di nessi inediti fra parole". Il suo è un inedito processo di fare poesia che punta sulla verifica costante per approdare ad  una "integrale fusione dei valori semiotici con quelli  verbo-fonici"; altro esponente della  poesia visiva è Tomaso  BINGA, raffinata e colta cultrice che porta a nuova sintesi esperienze mallarmeiane e  futuriste con delle  impaginazioni ricche  di  intense annotazioni poetiche.Non molto diversamente  opera  il  tedesco GROH   che assembla  la  visualità di elementi verbo-fonici a forme rigorose in un geometrico assetto musicale. Molti esponenti  si  muovono  nell' ambito dell'arte  scrittura, della  capacità  comunicativa del networker o  del concettualismo puro.Chi impersona il nuovo ruolo e la nuova identità che  ha  assunto l'artista  networker,portandoli fuori dai  circuiti della  coercizione dell'anima e dalla  manipolazione del suo vero credo per una comunicazione etica dell'arte e della  filosofia sempre più attiva e costruttiva,per dirla con il Liuzzi,è  Vittore  BARONI   che opera per liberare l'anima dell'artista dalle  gabbie del nominalismo aprioristico e di  un sistema   non libertario  per sfuggire  ai condizionamenti e soffocazioni  di un apparato che istupidisce sempre più; è Luce FIERENS, il cui spirito altamente sociale e umanitario intende scavalcare e superare barriere e reti di ogni sorta,nobilitando la sincerità e la libertà dell'artista networker;è Giovanni  STRADA   che promoziona incessantemente l'immagine dell'artista nuovo che vuole sfuggire ai meccanismi  manipolativi ideologici di un far arte come passivo condizionamento morale e politico; è     Gerard  BARBOT  i  cui  "Bob Art stamps",  in  funzione commemorativa,sono un invito a volere attivare la commisurazione verificale da parte di un qualsiasi "io" nei riguardi di quell'umanità presentata,per volere accedere ai significati fondamentali che riguardano l'uomo e la sua condizione esistenziale; è  Fulgor  SILVI, il cui   operato è un invito a "meditare sulla Magia del fare e sul Mistero dei risultati  nell'arte in chiave quindi  metaforica",slegato ovviamente dalle mercificazioni,dall'inseguimento del successo a tutti i costi e da una sovente tipicità autoesaltativa,propria  dell'artista; è  Nenad  BOGDANOVIC, la cui forza  della   comunicazione assume come suo contenuto i sentimenti più alti dell'umanità,affrontando criticamente i temi più cruciali del nostro tempo; è Ruggero   MAGGI che si è sempre adoperato in senso costruttivo ed inventivo a promozionare l'immagine del networker verso dimensioni avanzate per una più libera  identità ed operatività multimediale.L'opera presentata si offre come il risultato di un'operazione verificale,permeata di un forte spessore ironico,basata sull'avere commisurato il suo io al grande problema del degrado  ambientale ed umano dell'Amazzonia con un pathos elevato ed indicibile. Da una sorta di concettualismo ironico sembrano derivare le operazioni di  JEFF   che, al pari di Piero  Manzoni, sembra partire da una declinazione   "bassa " dell'arte:sembra preferire la sfera  estetica-sensoriale a quella  noetico-concettuale pura; ma, il concettualista più aereo a connotazione neo dadaista  è  BEN   con le sue scritte nere sul bianco del foglio,tipo "Pourquoi l'art?". Per lui i confini dell'arte sono sempre  molto stretti in quanto "non c'è novità che non si bruci all'istante,non appena affermata". Ama le cose fluenti ed impalpabili che permea della sua ironia e malizia.All'opposto,un rigore analitico a valenza concettuale con sottintesi obiettivi verificali riguardanti l'investigazione dello statuto diverso della definizione verbale e di quella visiva caratterizza le   operazioni   estetiche   di   Michele PERFETTI. L'immagine,allora, funziona come uno stimolo che pone un problema per una verificata risposta-soluzione.L'io,nel relazionarsi al reale, non lo impiega più  per potere effondere i suoi stati soggettivi (emozione e sentimento),bensì cerca in esso un polo commisurativo per le sue verifiche e per le sue connessioni. Allora,il segno,la materia,il gesto e la parola rappresentano alla fine il condensato  espressivo di un'avvenuta verifica fra l'io dell'artista e le datità multiformi del reale. E,così allora, essi  possono rapopresentare una forte presa di coscienza nei riguardi della società e della storia personale e collettiva.E' il caso di  Felice BALLERO  che  registra inesorabile le emergenze amare e attonite della sua anima per l'alienazione sempre più parossistica del sentimento ridotto a oggetto di scambio in una società edonistica e disumana. E' l'umile disponibilità di Vinicio  SAVIANTONI a volere carpire da una testa e volto umano gli ultimi e lancinanti segni di una sentimentalità espressiva che va spegnendosi angosciosamente. E'  l'amara  propensione di   Rosalba MASONE-BELTRAME a voler verificare nel volto della sua "giovinetta" le tracce poetiche di una bellezza incrinata da un'inquietudine profonda. Così Aulo PEDICINI ci invita a voler   verificare la storia del nostro "io" al tragitto esistenziale degli altri esseri umani:la sua "Storia di un'esistenza"  è una simbolizzazione riguardante la vita di M. Duchamp che invita alla riflessione su un comune destino. Forti motivazioni verificali contrassegnano il lavoro di  Giorgio BARTOLOMMEI che configura l'atto  verifical-commisurativo,che intercorre fra il suo io e la condizione della vecchiaia  sullo sfondo ossessivo della morte; mentre  Fabio  SASSI  e   Franco  SANTINI prospettano uno  spazio asfittico e labirintico per un io incomunicante che è costretto a ripetere i suoi monotoni percorsi nichilistici. Lo stesso senso di spaesamento ci è dato dal lavoro  di  Norman C. LELIE con le sue impronte di piedi che sembrano percorrere tutte  le direzioni ma che rivelano invece una circolarità nevrotizzante profonda. Nelle composizioni di Guglielmo  PEPE viene espressa la propensione dell'io a voler cercare la sua unitarietà psicologica e sociale,poichè l'uomo è ormai ridotto a mummia-monade  che comunica solo con i suoi molteplici sdoppiamenti nelle figurazioni di Witold  KALINSKI. Così calarsi nel sociale per verificarlo è l'assunto più impellente che guida il lavoro di  Iolanda   TACCINI,inteso ad assommare immagini su immagini per esprimere un forte   disagio esistenziale,disarmante e rabbrividente. Laura VITULANO   e   Daniela MAIDA,d'altra parte,attingono ad un'  "imagerie" memoriale, invitandoci a voler  commisurare il nostro sentimento alla datità delle loro immagini che continuano ancora a trasmettere forti risonanze emozionali. Le   medesime  pulsioni emozionali ed una   profonda  carica  sentimentale  guidano  Gianfranco   DURO a verificare il tempo antropologico della sua terra,facendo emergere figure grottesche,minacciose e terribili. Una  figuratività totemica arcaica ed ancestrale si riscontra nei lavori di Adriano  BONARI che non riesce a nascondere una vena ironica assorta nei riguardi dell'oggi. Anche  Luciano  CARUSO sembra guardare al passato per mimarlo come patrimonio morfologico della scrittura,quasi ad evidenziarne una uguale identità. La sua operazione,che parte dai segni grafici della scrittura   attuale,ha il valore di una verificale presa di conoscenza a valenza interamente di poesia visiva. Le verificali  operazioni di Attilio   LANDO mirano invece a far emergere dal simbolo grafico di ogni parola il suo "valore intrinseco". Dalla  parola alle lettere,per parlare delle  operazioni,di stampo concettuale, accertativo-verificali  di   Marcello   DIOTALLEVI sull'assenza  dell'altro in una scoperta denuncia di una solitudine come segno profondo della  nostra condizione  esistenziale. Non potendo tollerare o superare il nulla dell'oggi,molti  artisti si vedono costretti a relazionarsi con le sollecitazioni  più impellenti del loro profondo,abbandonandosi all'espressione-emersione di uno spazio di sogno come avviene in Sam  CANNAROZZI ed  in  Anna  CARACCIOLO  o nella rimemorazione di eventi passati densi di forti  risonanze emotive,come avviene   per Ilse  KILIC. Imprimere  l'impronta del proprio dito su un foglio  bianco per poterne verificare la  percezione sensoriale in vista di una possibile  identificazione è l'assunto che guida il lavoro  di  Pasquale   CIUCCIO e di  Roberto   CALABRO' . In tal senso, a  propositp di un lavoro  del  1972, Giuseppe  Penone è stato  molto lucido: "La pelle,come  l'occhio,è un elemento di confine,il punto estremo in grado di   dividerci e  separarci da ciò che ci circonda  (...) è il punto che mi permette,ancora e dopotutto, di identificarmi e di identificare". Un' indagine orientata a sondare l'area intimistica dei sentimenti è quella  di   Pavel   BORAK. Di uno struggente senso evocativo è il suo circumnavigare le malinconie e l'umile dimensione umana delle  sue  figure,mentre Stephan  BARBERY guarda i volti dei suoi bambini per verificarne il precario darsi della loro condizione d'innocenza. D'altra   parte, Clara  REZZUTI indirizza le sue qualità poetiche verso direzioni a lei molto congeniali che le consentono di poter fare emergere la delicata effusione del suo sentimento e della sua  ironia  (esaltazione  della  voce d'oro), mentre  Bruno  CAPATTI  tiene a presentare   l'uomo come un io che vuole aprirsi alla totalità del reale nella ricerca di una matrice linguistica comune che faccia intendere subito a tutti il messaggio di un riscatto esistenziale e morale. Se poi  il  WILLMANN verifica le paure dell'io nei confronti di una società che ha  reso rischiosa e mortale persino la consumazione di un piacere  naturale,le esperienze espressive di  Jim  CAVE s'inscrivono nella  costante  inclinazione alla ricerca   della sintesi delle  immagini con una piena coerenza e con il tremore che discende dalla frenetica fugacità del tempo.Un'indagine ricognitiva  verificale riguardante la natura è data dai lavori di  Gianni   D'ADDA che verifica  le "impressioni"   ricevute dal suo paesaggio  abituale con la memoria di esso prima dell'avvento di quel degrado che lo ha alterato. Dietro  l'impossibilità  dell'analisi   visiva,quel paesaggio  scompare, ricostituendosi al livello della   fantasia con segni lancinanti che sembrano ferire la stessa  terra. Per  Giuseppe  BEDESCHI la  verifica della  natura ha il significato di un poter afferrare quel miracolo di luci e di colori che svaporano in fascinazioni suggestive ed irripetibili. Il suo è l'atto di chi s'inebria di un evento/eventi che sprigionano il sopore di una malia di un sogno ineffabile. La stessa suggestione di colori ricorre nelle immagini di Roberta  NIDO . I suoi segni danzanti e irruenti o modulati su pacati ritmi circolari hanno  il  sapore verificato di un panegirico elevato alla  bellezza  della  vita. Giovanni  DE  NOIA verifica due   immagini sgorgate  dal suo sentimento e create in tempi distanziati per delle acquisizioni conoscitive che riguardano il valore  fondamentale di ogni tipo  di   arte,cioè del riconoscimento di essa come  immagine inedita di un soggettivo/sovrapersonale raffronto verificale dell'io con gli aspetti ed i significati del  reale. Angela NOYA-VILLA, d'altra parte, si appropria di aspetti di paesaggi estrapolati da ogni sorta di reperti iconici masmediali per iterarli o farli convivere mediante la tautologia. L'artista,allora, ne verifica  immancabilmente l'artificiosità,l'anomalia e la falsa caratterizzazione. L'atteggiamento della verifica diretta realizzata nello  stesso   spazio  iconico del foglio sembra connotare l'operare dello spagnolo  Jordi  CERDA' che, in effetti, risponde all'esigenza di voler trovare risposte di sé  come artista di fronte ad una società mercificante e mercificata. In  Roberto  ACCORTI il sentimento  è condotto a verificare direttamente il contrapporsi dell'animato con l'artificiale.Il suo albero naturale,che si contrappone alla sua silhouette  pietrificata,rappresenta la scoperta  estrinsecazione di un grido   di allarme.D'altra  parte, anche  le  composizioni    ritmiche  di  Oronzo  LIUZZI   rappresentano il sismografo di un malessere  frenetico interiore che è denuncia  amara di una  società putrefatta sull'orlo di sempre più incombenti drammi. In  Cristina   TAFURI,poi,  i simboli  codificati non sono che il mezzo che sa evocare il tempo vissuto da un essere-pensiero che attiva di continuo delle   commisurazioni  verificali  orientate all'evidenziazione del  vero   "essere"  dell'uomo. Luigi   BALSEBRE Gerardo   PALMIERI    si soffermano ad analizzare   la condizione dell'io dei nostri giorni: smarrimento ed un cupo dolore che si fa urlo campeggiano alla  fine  del loro rapportarsi verificale,mentre il francese DALIGAND evidenzia  la matrice   oggettiva della triste  esistenzialità dei nostri giorni. Se  DE   GAP  e  Charley    WHITE ci invitano a raffrontare  il nostro io alle immagini  terrificanti che sembrano provenire da una fantasia infernale al colmo dell'orrore per i continui incubi collettivi,  Attilio   MILANI  itera l'immagine dell'occhio  in ossequio a quella molteplice attività verificale che promuove: vero museo che fa pervenire alla nostra anima tutte le disperazioni ed i nostri scatti di rivalsa per una vita che continua,ad onta di tutto, a stupirci sempre. Massimo   ESTERO,poi, estrapolando da  un elenco telefonico una serie di nomi con il relativo recapito,ce la offre come  "conscio culturale",ossia come un polo commisurativo da parte di un qualsiasi io.Anche se quei nomi si riferiscono a persone che non conosciamo,pur tuttavia rappresentano sempre una datità virtuale.D'altra parte,  Vincenzo  AULITTO ci invita a verificare la nostra esistenza ed i nostri giorni con i veleni e le serpi di una burocrazia cieca,quanto inconcludente e feroce. Invece,  Roberto MALQUORI,  commisurandosi   alla  standardizzazione estraniante delle  immagini massmediali, le verifica come glaciali e retoriche e le fa  risuonare più  caldamente, permeandole di un nuovo spessore  fantastico e sentimentale. Intelligenza   inventiva acuta e  finemente  ironica rivela Maria  LUKATS con i suoi importanti omaggi a   Pirandello. Si avverte  che  l'artista ha intuito la base verificale e l'umoristica dimensione del grande  agrigentino. Le  immagini  di  Rea  NIKONOVA s'impongono come una lucida  presa di coscienza,a valenza  verificale, che il sentimento ha registrato di continuo di contro ad un'umanità che ha smarrito la capacità di saper comunicare. Giorgio  MERCURI,d'altra  parte, si cala nel vissuto quotidiano per verificarne i segni conturbanti di uno smarrimento continuo. La morte sembra incedere ossessivamente nello spazio delle sue figurazioni per giocare sadicamente con le speranze-miserie di un io fragile quale è quello dell'uomo. Inoltre,la scoperta parodia di  Nicola  FRANGIONE verifica,per esiti di un' ilarità  gioiosa, una sottile vena di note sarcastiche ed irridenti. E s'impone pure  l'aggraziata e fresca ironia di  Pascale   LENOIR che rivela un'impaginazione ritmica per esiti di una visualizzazione vivace e spigliata. Nè   manca l'ironico utilizzo di una impaginazione fumettistica che consente a Daniele   ALFANI di far emergere punte di un sarcasmo bonario con risoluzioni scopertamente  ludiche. Invece, Francesco   PALADINO  con l'essenzialità di una figura   simbolica, fonema di una possibile articolazione di un dialogo,verifica le doppiezze ed ambiguità del reale. Nè manca chi sottopone ad iterazione la frase del titolo della scheda e la verifica secondo il suo punto di vista,come  Nelo  VILAR  Y HERRERO. I termini   "Arte"  e  "verificale" sembrano,secondo lui, non poter coesistere in una logica relazione: l'uno negherebbe l'altro.D'altro canto,  Luca  MITI   verifica il suo stesso tendere  all'onnicomprensività con uno scritto che,oltre  fatto  grafico, è gesto e suono. E ciò perché il "performer" ricerca ora nei suoni la possibilità di poter basare la comunicazione ad un livello più diretto,più emozionale e più pregnante. Nè  sorprenda  il fatto che  Giuseppe   CERAMICOLA basi la verifica al livello alto di una compartecipazione esistenziale intensa, come  <modus>  proiettivo di una sensibilità e delicatezza estreme,all'insegna di un'urgenza protettiva della dimensione umana dell'uomo.Né diversamente opera  Paolo TOLU. Con il suo ritratto del pittore  Baj non fa che verificare le caratterizzazioni soggettive del suo io e della  sua  condizione di artista alla datità di una matrice sovrapersonale comune: il destino culturale  e temporale. Da   un'indagine verificale per la captazione di "archetipi universali" deriva l'operazione di Salvatore DE NICOLA che  identifica le zone non conosciute come aree di altre possibilità che possono essere fondate da altre idee. In un simile contesto si muove   William  BROWN che effettua una ricognizione di alcune figure elementari,esaltando la loro arcaicità iconica e semantica. Né diversamente si possono intendere  i linguaggi criptici di Enzo  MIGLIETTA,tesi a dare la configurazione spirituale di un io che vuole trascendere la sua limitata condizione attuale per fondarne una più appagante ed eterea,mentre lo spagnolo  AGUIAR mette  paradossalmente in risalto la conturbante incomunicabilità del nostro vissuto mondano con un'apparente impassibilità che scopre invece i segni sconcertanti di uno strazio senza fine. Se poi,   Gaetano  COLONNA combina in modo ironico le diverse immagini desunte dai circuiti massmediali  ciò avviene con il possibile intento di voler ammantare di poesia ciò che,invece, rivela un'enorme riottosità ai felici giochi della fantasia. Una  "condizione negata" all'uomo è lo stimolo primo che attiva l'operare di  Giovanni  BONANNO che affronta lo sfaldarsi incessante della soggettività in uno spazio solcato da frammenti della memoria e da lacerti dell'oggettività delle cose. La verifica dell'accorata condizione dell'umano si dispone in lui in vista di un possibile riscatto  della vitale poeticità dell'uomo,mentre  Natale  CUCINIELLO, nello spazio-tempo della sua performance, vuole  verificare l'interrelazione cui danno luogo suoni e voci derivanti da contesti  urbani diversi. La percezione di questo <continuum> spazio-temporale,fatto di eventi diversi e non   "verivicabili", si dà come illegibile ed estraniante al pari di molta parte della realtà. L'operazione estetico-verificale,poi, di Costantino DE SARIO è intesa al riscatto di quel mondo artefatto costituito dalle immagini dei  massmedia. Gli esiti non vogliono essere  intesi ad accrescerne la   dimensione  spettacolare, bensì  tentarne una sublimazione estetica in un assetto ludico fortemente prensile e destabilizzante con una volontà decisa  di rinnovarne i codici ed i contenuti per la fondazione di una unità e comprensibilità linguistica smarrita. G. F.,invece, verifica le emergenze iconiche e le parvenze della memoria nel fluire inarrestabile del tempo della soggettività con un'intensa partecipazione emozionale. Se poi andiamo a vedere le figurazioni di  Kimmo   FRAMELIUS,esse sembrano consistere in una ridda d'innumerevoli folletti. A pensarci bene, sono piuttosto le raffigurazioni ironiche e parodistiche di un vedere il reale con il cuore stravolto da ormai credibili incubi. La ricerca estetica di Emilio   MORANDI, nel riscatto di un frammento  fotografico, punta a verificarne   l'intrinseca  possibilità e riducibilità alla sua sublimazione estetica. Così l'operazione  estetica di  Michal    DUDEK, nell'iterazione di forze varianti, vuole verificare la possibilità sublimante  della forma per scongiurare per sempre la monotonia ossessiva di un mondo angosciante e perdutamente vuoto. Il pensiero della morte sembra installarsi ossessivo ed irritante,come sfondo di un io che si vuole analizzare,nelle immagini conturbanti  di  Fernand   BARBOT. In   Geert   DE DECKER  l'uomo sembra essere colto al culmine di una parossistica scissione che rifiuta di venire omologata anche a livello estetico. Con lui l'atto verificale diventa segno di un'inquietudine straripante e mortale. Nelle figurazioni di Witold  KALINSKI l'uomo è la risultante verificale di un io, come nucleo doloroso,che si è commisurato alla desolazione oggettiva delle altrui solitudini. Le operazioni concettuali,poi, di   Jean  Pierre  NAUD sono il risultato di un io che si è raffrontato al mondo dei massmedia inneggiante alla bellezza femminile. Un mondo glaciale e formale che si frantuma da sé come un puzzle   impazzito per l'insussistenza di un caldo sentimento. ALBRECHT/d con i suoi eleganti segni  nell'iterazione del cerchio verifica tutta la possibilità dell'arte di poter evocare le regioni misteriose di un mondo magico ed ancestrale. D'altra parte, Serge  SEGAY innalza nello spazio dell'opera delle lettere  fonetiche che si prolungano in forme che trasmettono un simbolismo agressivo e spietato di morte.Altro discorso riguarda  l'operato  del belga  Guy   BLEUS che sottopone a verificale analisi olfattiva le essenze e i profumi legati ad oggetti,a indumenti e a capelli non solo per una attivazione della nostra  sensibilità percettiva ma per rinnovare sensazioni remote,facendo riemergere alla coscienza memorie private e collettive. Guido LUSETTI ci offre delle raffigurazioni di lamiere corrose,vere planimetrie di un paesaggio desolato dell'anima ed emblema di uno stravolgimento della realtà,entro la quale s'infrangono i sogni più intimi dell'uomo. SAVAL,invece, ricorre al fotomontaggio per assemblare immagini che sembrano surreali ma che invece scaturiscono da un'intensa commisurazione verificale nei confronti della precarietà etica e conoscitiva dell'uomo. Le declinazioni della geometria svelano ormai un andamento verificale e non più la ricerca della "pura  bellezza già intravista da Platone". In  Luigino SOLAMITO  rivelano una necessità intima e prorompente che è quella di tradurre le sue emozioni vitali in un'esaltazione dell'immaginazione,mentre  Bruno   POLLACCI insegue il darsi di visioni evocative con un lirismo da partitura musicale. Elisabetta SGHERZA,invece, utilizza moduli geometrici complessi,su base quadrangolare,che risultano dalla varia combinazione di forze geometriche semplici per verificarne le potenzialità dinamiche,espressive e le molteplici relazioni delle  parti che le compongono.Gli esiti di una cosiffatta  operazione interessano il darsi di datità prospettiche ed illusionistiche in senso optical-generativo,strutturate liberamente dalla sua fantasia,come un qualsiasi reale che aspetti un'anima ed una sua autonoma dimensione. Bruno  CHIARINI sottopone una volumetria di una "geometria impossibile" a verificale analisi. Essa, data la sua strutturazione incrinata però da "anomalie della convenzionalità   descrittiva",da condensato di un'armonia mentale e cristallina si converte così in una animazione distorta che sfasa il rapporto del pensiero con l'immagine proposta. Partendo poi dall'assunto che la geometria possa essere musicalità, Anna TORELLI  lo vuole sottoporre ad una verifica oggettiva. Così itera delle semplici figure  geometriche nelle partiture di un segno culturale oggettivo, qual è il pentagramma,per pervenire ad una scansione dello spazio che pure si converte in una scansione del tempo:ambedue si offrono come una ritmicità eidetica pura della coscienza. Anche la ricerca di DESIREAU,se pur parte da presupposti strutturalistici,in effetti, tende a voler verificare una forma geometrica elementare, facendola interagire con le virtualità dello spazio,del colore,con le esigenze dell'ordine e della proporzione. Il risultato che discende da tale operazione è l'acquisizione di una nuova sintesi che sublima la forma al grado di una forma eidetica pura. Marco ASTORRI,d'altra parte, opera fin dal 1964 per quella ricerca che riguarda la ricognizione-elaborazione dei vecchi miti dell'arte con l'obiettivo di poter raggiungere e delucidare l'identità sovrapersonale nuova da riconoscere all'uomo. Così, Bruno  PECCHIOLI, in modo forbito e conciso, ci  consegna l'essenzialità archetipica che contrassegna la fenomenologia dell'esistenzialità dell'uomo, consistente nella  costante tensione a voler raggiungere la purezza della forma più alta delle  cose e di se stesso,eternamente insondabile ed irrangiungibile. Infine, Luh  WOLFGANG sembra dirigere lo sguardo verso un mondo ambiguo e non scopribile che si offre come una formale realtà visualizzata,mentre lo spagnolo  Antonio GOMEZ scopre l'inesorabile totalità dell'uomo svuotata e ridotta al pari di un bruto oggetto mercificabile. Ad onta di tutto,però,  Ruud  JANSSEN riesce ancora a visualizzare messaggi di amore e di pace per una sperabile rifondazione antropologica ed etica dell'uomo.

                                                       Andrea    BONANNO


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