NOTE CRITICHE RIGUARDANTI GLI ARTISTI CHE HANNO ADERITO AL PROGETTO
La rassegna annovera esponenti della "verbolettura" come Arrigo LORA-TOTINO,il quale scrive che "l'attività del poeta si riduce alla pura invenzione di nessi inediti fra parole". Il suo è un inedito processo di fare poesia che punta sulla verifica costante per approdare ad una "integrale fusione dei valori semiotici con quelli verbo-fonici"; altro esponente della poesia visiva è Tomaso BINGA, raffinata e colta cultrice che porta a nuova sintesi esperienze mallarmeiane e futuriste con delle impaginazioni ricche di intense annotazioni poetiche.Non molto diversamente opera il tedesco GROH che assembla la visualità di elementi verbo-fonici a forme rigorose in un geometrico assetto musicale. Molti esponenti si muovono nell' ambito dell'arte scrittura, della capacità comunicativa del networker o del concettualismo puro.Chi impersona il nuovo ruolo e la nuova identità che ha assunto l'artista networker,portandoli fuori dai circuiti della coercizione dell'anima e dalla manipolazione del suo vero credo per una comunicazione etica dell'arte e della filosofia sempre più attiva e costruttiva,per dirla con il Liuzzi,è Vittore BARONI che opera per liberare l'anima dell'artista dalle gabbie del nominalismo aprioristico e di un sistema non libertario per sfuggire ai condizionamenti e soffocazioni di un apparato che istupidisce sempre più; è Luce FIERENS, il cui spirito altamente sociale e umanitario intende scavalcare e superare barriere e reti di ogni sorta,nobilitando la sincerità e la libertà dell'artista networker;è Giovanni STRADA che promoziona incessantemente l'immagine dell'artista nuovo che vuole sfuggire ai meccanismi manipolativi ideologici di un far arte come passivo condizionamento morale e politico; è Gerard BARBOT i cui "Bob Art stamps", in funzione commemorativa,sono un invito a volere attivare la commisurazione verificale da parte di un qualsiasi "io" nei riguardi di quell'umanità presentata,per volere accedere ai significati fondamentali che riguardano l'uomo e la sua condizione esistenziale; è Fulgor SILVI, il cui operato è un invito a "meditare sulla Magia del fare e sul Mistero dei risultati nell'arte in chiave quindi metaforica",slegato ovviamente dalle mercificazioni,dall'inseguimento del successo a tutti i costi e da una sovente tipicità autoesaltativa,propria dell'artista; è Nenad BOGDANOVIC, la cui forza della comunicazione assume come suo contenuto i sentimenti più alti dell'umanità,affrontando criticamente i temi più cruciali del nostro tempo; è Ruggero MAGGI che si è sempre adoperato in senso costruttivo ed inventivo a promozionare l'immagine del networker verso dimensioni avanzate per una più libera identità ed operatività multimediale.L'opera presentata si offre come il risultato di un'operazione verificale,permeata di un forte spessore ironico,basata sull'avere commisurato il suo io al grande problema del degrado ambientale ed umano dell'Amazzonia con un pathos elevato ed indicibile. Da una sorta di concettualismo ironico sembrano derivare le operazioni di JEFF che, al pari di Piero Manzoni, sembra partire da una declinazione "bassa " dell'arte:sembra preferire la sfera estetica-sensoriale a quella noetico-concettuale pura; ma, il concettualista più aereo a connotazione neo dadaista è BEN con le sue scritte nere sul bianco del foglio,tipo "Pourquoi l'art?". Per lui i confini dell'arte sono sempre molto stretti in quanto "non c'è novità che non si bruci all'istante,non appena affermata". Ama le cose fluenti ed impalpabili che permea della sua ironia e malizia.All'opposto,un rigore analitico a valenza concettuale con sottintesi obiettivi verificali riguardanti l'investigazione dello statuto diverso della definizione verbale e di quella visiva caratterizza le operazioni estetiche di Michele PERFETTI. L'immagine,allora, funziona come uno stimolo che pone un problema per una verificata risposta-soluzione.L'io,nel relazionarsi al reale, non lo impiega più per potere effondere i suoi stati soggettivi (emozione e sentimento),bensì cerca in esso un polo commisurativo per le sue verifiche e per le sue connessioni. Allora,il segno,la materia,il gesto e la parola rappresentano alla fine il condensato espressivo di un'avvenuta verifica fra l'io dell'artista e le datità multiformi del reale. E,così allora, essi possono rapopresentare una forte presa di coscienza nei riguardi della società e della storia personale e collettiva.E' il caso di Felice BALLERO che registra inesorabile le emergenze amare e attonite della sua anima per l'alienazione sempre più parossistica del sentimento ridotto a oggetto di scambio in una società edonistica e disumana. E' l'umile disponibilità di Vinicio SAVIANTONI a volere carpire da una testa e volto umano gli ultimi e lancinanti segni di una sentimentalità espressiva che va spegnendosi angosciosamente. E' l'amara propensione di Rosalba MASONE-BELTRAME a voler verificare nel volto della sua "giovinetta" le tracce poetiche di una bellezza incrinata da un'inquietudine profonda. Così Aulo PEDICINI ci invita a voler verificare la storia del nostro "io" al tragitto esistenziale degli altri esseri umani:la sua "Storia di un'esistenza" è una simbolizzazione riguardante la vita di M. Duchamp che invita alla riflessione su un comune destino. Forti motivazioni verificali contrassegnano il lavoro di Giorgio BARTOLOMMEI che configura l'atto verifical-commisurativo,che intercorre fra il suo io e la condizione della vecchiaia sullo sfondo ossessivo della morte; mentre Fabio SASSI e Franco SANTINI prospettano uno spazio asfittico e labirintico per un io incomunicante che è costretto a ripetere i suoi monotoni percorsi nichilistici. Lo stesso senso di spaesamento ci è dato dal lavoro di Norman C. LELIE con le sue impronte di piedi che sembrano percorrere tutte le direzioni ma che rivelano invece una circolarità nevrotizzante profonda. Nelle composizioni di Guglielmo PEPE viene espressa la propensione dell'io a voler cercare la sua unitarietà psicologica e sociale,poichè l'uomo è ormai ridotto a mummia-monade che comunica solo con i suoi molteplici sdoppiamenti nelle figurazioni di Witold KALINSKI. Così calarsi nel sociale per verificarlo è l'assunto più impellente che guida il lavoro di Iolanda TACCINI,inteso ad assommare immagini su immagini per esprimere un forte disagio esistenziale,disarmante e rabbrividente. Laura VITULANO e Daniela MAIDA,d'altra parte,attingono ad un' "imagerie" memoriale, invitandoci a voler commisurare il nostro sentimento alla datità delle loro immagini che continuano ancora a trasmettere forti risonanze emozionali. Le medesime pulsioni emozionali ed una profonda carica sentimentale guidano Gianfranco DURO a verificare il tempo antropologico della sua terra,facendo emergere figure grottesche,minacciose e terribili. Una figuratività totemica arcaica ed ancestrale si riscontra nei lavori di Adriano BONARI che non riesce a nascondere una vena ironica assorta nei riguardi dell'oggi. Anche Luciano CARUSO sembra guardare al passato per mimarlo come patrimonio morfologico della scrittura,quasi ad evidenziarne una uguale identità. La sua operazione,che parte dai segni grafici della scrittura attuale,ha il valore di una verificale presa di conoscenza a valenza interamente di poesia visiva. Le verificali operazioni di Attilio LANDO mirano invece a far emergere dal simbolo grafico di ogni parola il suo "valore intrinseco". Dalla parola alle lettere,per parlare delle operazioni,di stampo concettuale, accertativo-verificali di Marcello DIOTALLEVI sull'assenza dell'altro in una scoperta denuncia di una solitudine come segno profondo della nostra condizione esistenziale. Non potendo tollerare o superare il nulla dell'oggi,molti artisti si vedono costretti a relazionarsi con le sollecitazioni più impellenti del loro profondo,abbandonandosi all'espressione-emersione di uno spazio di sogno come avviene in Sam CANNAROZZI ed in Anna CARACCIOLO o nella rimemorazione di eventi passati densi di forti risonanze emotive,come avviene per Ilse KILIC. Imprimere l'impronta del proprio dito su un foglio bianco per poterne verificare la percezione sensoriale in vista di una possibile identificazione è l'assunto che guida il lavoro di Pasquale CIUCCIO e di Roberto CALABRO' . In tal senso, a propositp di un lavoro del 1972, Giuseppe Penone è stato molto lucido: "La pelle,come l'occhio,è un elemento di confine,il punto estremo in grado di dividerci e separarci da ciò che ci circonda (...) è il punto che mi permette,ancora e dopotutto, di identificarmi e di identificare". Un' indagine orientata a sondare l'area intimistica dei sentimenti è quella di Pavel BORAK. Di uno struggente senso evocativo è il suo circumnavigare le malinconie e l'umile dimensione umana delle sue figure,mentre Stephan BARBERY guarda i volti dei suoi bambini per verificarne il precario darsi della loro condizione d'innocenza. D'altra parte, Clara REZZUTI indirizza le sue qualità poetiche verso direzioni a lei molto congeniali che le consentono di poter fare emergere la delicata effusione del suo sentimento e della sua ironia (esaltazione della voce d'oro), mentre Bruno CAPATTI tiene a presentare l'uomo come un io che vuole aprirsi alla totalità del reale nella ricerca di una matrice linguistica comune che faccia intendere subito a tutti il messaggio di un riscatto esistenziale e morale. Se poi il WILLMANN verifica le paure dell'io nei confronti di una società che ha reso rischiosa e mortale persino la consumazione di un piacere naturale,le esperienze espressive di Jim CAVE s'inscrivono nella costante inclinazione alla ricerca della sintesi delle immagini con una piena coerenza e con il tremore che discende dalla frenetica fugacità del tempo.Un'indagine ricognitiva verificale riguardante la natura è data dai lavori di Gianni D'ADDA che verifica le "impressioni" ricevute dal suo paesaggio abituale con la memoria di esso prima dell'avvento di quel degrado che lo ha alterato. Dietro l'impossibilità dell'analisi visiva,quel paesaggio scompare, ricostituendosi al livello della fantasia con segni lancinanti che sembrano ferire la stessa terra. Per Giuseppe BEDESCHI la verifica della natura ha il significato di un poter afferrare quel miracolo di luci e di colori che svaporano in fascinazioni suggestive ed irripetibili. Il suo è l'atto di chi s'inebria di un evento/eventi che sprigionano il sopore di una malia di un sogno ineffabile. La stessa suggestione di colori ricorre nelle immagini di Roberta NIDO . I suoi segni danzanti e irruenti o modulati su pacati ritmi circolari hanno il sapore verificato di un panegirico elevato alla bellezza della vita. Giovanni DE NOIA verifica due immagini sgorgate dal suo sentimento e create in tempi distanziati per delle acquisizioni conoscitive che riguardano il valore fondamentale di ogni tipo di arte,cioè del riconoscimento di essa come immagine inedita di un soggettivo/sovrapersonale raffronto verificale dell'io con gli aspetti ed i significati del reale. Angela NOYA-VILLA, d'altra parte, si appropria di aspetti di paesaggi estrapolati da ogni sorta di reperti iconici masmediali per iterarli o farli convivere mediante la tautologia. L'artista,allora, ne verifica immancabilmente l'artificiosità,l'anomalia e la falsa caratterizzazione. L'atteggiamento della verifica diretta realizzata nello stesso spazio iconico del foglio sembra connotare l'operare dello spagnolo Jordi CERDA' che, in effetti, risponde all'esigenza di voler trovare risposte di sé come artista di fronte ad una società mercificante e mercificata. In Roberto ACCORTI il sentimento è condotto a verificare direttamente il contrapporsi dell'animato con l'artificiale.Il suo albero naturale,che si contrappone alla sua silhouette pietrificata,rappresenta la scoperta estrinsecazione di un grido di allarme.D'altra parte, anche le composizioni ritmiche di Oronzo LIUZZI rappresentano il sismografo di un malessere frenetico interiore che è denuncia amara di una società putrefatta sull'orlo di sempre più incombenti drammi. In Cristina TAFURI,poi, i simboli codificati non sono che il mezzo che sa evocare il tempo vissuto da un essere-pensiero che attiva di continuo delle commisurazioni verificali orientate all'evidenziazione del vero "essere" dell'uomo. Luigi BALSEBRE e Gerardo PALMIERI si soffermano ad analizzare la condizione dell'io dei nostri giorni: smarrimento ed un cupo dolore che si fa urlo campeggiano alla fine del loro rapportarsi verificale,mentre il francese DALIGAND evidenzia la matrice oggettiva della triste esistenzialità dei nostri giorni. Se DE GAP e Charley WHITE ci invitano a raffrontare il nostro io alle immagini terrificanti che sembrano provenire da una fantasia infernale al colmo dell'orrore per i continui incubi collettivi, Attilio MILANI itera l'immagine dell'occhio in ossequio a quella molteplice attività verificale che promuove: vero museo che fa pervenire alla nostra anima tutte le disperazioni ed i nostri scatti di rivalsa per una vita che continua,ad onta di tutto, a stupirci sempre. Massimo ESTERO,poi, estrapolando da un elenco telefonico una serie di nomi con il relativo recapito,ce la offre come "conscio culturale",ossia come un polo commisurativo da parte di un qualsiasi io.Anche se quei nomi si riferiscono a persone che non conosciamo,pur tuttavia rappresentano sempre una datità virtuale.D'altra parte, Vincenzo AULITTO ci invita a verificare la nostra esistenza ed i nostri giorni con i veleni e le serpi di una burocrazia cieca,quanto inconcludente e feroce. Invece, Roberto MALQUORI, commisurandosi alla standardizzazione estraniante delle immagini massmediali, le verifica come glaciali e retoriche e le fa risuonare più caldamente, permeandole di un nuovo spessore fantastico e sentimentale. Intelligenza inventiva acuta e finemente ironica rivela Maria LUKATS con i suoi importanti omaggi a Pirandello. Si avverte che l'artista ha intuito la base verificale e l'umoristica dimensione del grande agrigentino. Le immagini di Rea NIKONOVA s'impongono come una lucida presa di coscienza,a valenza verificale, che il sentimento ha registrato di continuo di contro ad un'umanità che ha smarrito la capacità di saper comunicare. Giorgio MERCURI,d'altra parte, si cala nel vissuto quotidiano per verificarne i segni conturbanti di uno smarrimento continuo. La morte sembra incedere ossessivamente nello spazio delle sue figurazioni per giocare sadicamente con le speranze-miserie di un io fragile quale è quello dell'uomo. Inoltre,la scoperta parodia di Nicola FRANGIONE verifica,per esiti di un' ilarità gioiosa, una sottile vena di note sarcastiche ed irridenti. E s'impone pure l'aggraziata e fresca ironia di Pascale LENOIR che rivela un'impaginazione ritmica per esiti di una visualizzazione vivace e spigliata. Nè manca l'ironico utilizzo di una impaginazione fumettistica che consente a Daniele ALFANI di far emergere punte di un sarcasmo bonario con risoluzioni scopertamente ludiche. Invece, Francesco PALADINO con l'essenzialità di una figura simbolica, fonema di una possibile articolazione di un dialogo,verifica le doppiezze ed ambiguità del reale. Nè manca chi sottopone ad iterazione la frase del titolo della scheda e la verifica secondo il suo punto di vista,come Nelo VILAR Y HERRERO. I termini "Arte" e "verificale" sembrano,secondo lui, non poter coesistere in una logica relazione: l'uno negherebbe l'altro.D'altro canto, Luca MITI verifica il suo stesso tendere all'onnicomprensività con uno scritto che,oltre fatto grafico, è gesto e suono. E ciò perché il "performer" ricerca ora nei suoni la possibilità di poter basare la comunicazione ad un livello più diretto,più emozionale e più pregnante. Nè sorprenda il fatto che Giuseppe CERAMICOLA basi la verifica al livello alto di una compartecipazione esistenziale intensa, come <modus> proiettivo di una sensibilità e delicatezza estreme,all'insegna di un'urgenza protettiva della dimensione umana dell'uomo.Né diversamente opera Paolo TOLU. Con il suo ritratto del pittore Baj non fa che verificare le caratterizzazioni soggettive del suo io e della sua condizione di artista alla datità di una matrice sovrapersonale comune: il destino culturale e temporale. Da un'indagine verificale per la captazione di "archetipi universali" deriva l'operazione di Salvatore DE NICOLA che identifica le zone non conosciute come aree di altre possibilità che possono essere fondate da altre idee. In un simile contesto si muove William BROWN che effettua una ricognizione di alcune figure elementari,esaltando la loro arcaicità iconica e semantica. Né diversamente si possono intendere i linguaggi criptici di Enzo MIGLIETTA,tesi a dare la configurazione spirituale di un io che vuole trascendere la sua limitata condizione attuale per fondarne una più appagante ed eterea,mentre lo spagnolo AGUIAR mette paradossalmente in risalto la conturbante incomunicabilità del nostro vissuto mondano con un'apparente impassibilità che scopre invece i segni sconcertanti di uno strazio senza fine. Se poi, Gaetano COLONNA combina in modo ironico le diverse immagini desunte dai circuiti massmediali ciò avviene con il possibile intento di voler ammantare di poesia ciò che,invece, rivela un'enorme riottosità ai felici giochi della fantasia. Una "condizione negata" all'uomo è lo stimolo primo che attiva l'operare di Giovanni BONANNO che affronta lo sfaldarsi incessante della soggettività in uno spazio solcato da frammenti della memoria e da lacerti dell'oggettività delle cose. La verifica dell'accorata condizione dell'umano si dispone in lui in vista di un possibile riscatto della vitale poeticità dell'uomo,mentre Natale CUCINIELLO, nello spazio-tempo della sua performance, vuole verificare l'interrelazione cui danno luogo suoni e voci derivanti da contesti urbani diversi. La percezione di questo <continuum> spazio-temporale,fatto di eventi diversi e non "verivicabili", si dà come illegibile ed estraniante al pari di molta parte della realtà. L'operazione estetico-verificale,poi, di Costantino DE SARIO è intesa al riscatto di quel mondo artefatto costituito dalle immagini dei massmedia. Gli esiti non vogliono essere intesi ad accrescerne la dimensione spettacolare, bensì tentarne una sublimazione estetica in un assetto ludico fortemente prensile e destabilizzante con una volontà decisa di rinnovarne i codici ed i contenuti per la fondazione di una unità e comprensibilità linguistica smarrita. G. F.,invece, verifica le emergenze iconiche e le parvenze della memoria nel fluire inarrestabile del tempo della soggettività con un'intensa partecipazione emozionale. Se poi andiamo a vedere le figurazioni di Kimmo FRAMELIUS,esse sembrano consistere in una ridda d'innumerevoli folletti. A pensarci bene, sono piuttosto le raffigurazioni ironiche e parodistiche di un vedere il reale con il cuore stravolto da ormai credibili incubi. La ricerca estetica di Emilio MORANDI, nel riscatto di un frammento fotografico, punta a verificarne l'intrinseca possibilità e riducibilità alla sua sublimazione estetica. Così l'operazione estetica di Michal DUDEK, nell'iterazione di forze varianti, vuole verificare la possibilità sublimante della forma per scongiurare per sempre la monotonia ossessiva di un mondo angosciante e perdutamente vuoto. Il pensiero della morte sembra installarsi ossessivo ed irritante,come sfondo di un io che si vuole analizzare,nelle immagini conturbanti di Fernand BARBOT. In Geert DE DECKER l'uomo sembra essere colto al culmine di una parossistica scissione che rifiuta di venire omologata anche a livello estetico. Con lui l'atto verificale diventa segno di un'inquietudine straripante e mortale. Nelle figurazioni di Witold KALINSKI l'uomo è la risultante verificale di un io, come nucleo doloroso,che si è commisurato alla desolazione oggettiva delle altrui solitudini. Le operazioni concettuali,poi, di Jean Pierre NAUD sono il risultato di un io che si è raffrontato al mondo dei massmedia inneggiante alla bellezza femminile. Un mondo glaciale e formale che si frantuma da sé come un puzzle impazzito per l'insussistenza di un caldo sentimento. ALBRECHT/d con i suoi eleganti segni nell'iterazione del cerchio verifica tutta la possibilità dell'arte di poter evocare le regioni misteriose di un mondo magico ed ancestrale. D'altra parte, Serge SEGAY innalza nello spazio dell'opera delle lettere fonetiche che si prolungano in forme che trasmettono un simbolismo agressivo e spietato di morte.Altro discorso riguarda l'operato del belga Guy BLEUS che sottopone a verificale analisi olfattiva le essenze e i profumi legati ad oggetti,a indumenti e a capelli non solo per una attivazione della nostra sensibilità percettiva ma per rinnovare sensazioni remote,facendo riemergere alla coscienza memorie private e collettive. Guido LUSETTI ci offre delle raffigurazioni di lamiere corrose,vere planimetrie di un paesaggio desolato dell'anima ed emblema di uno stravolgimento della realtà,entro la quale s'infrangono i sogni più intimi dell'uomo. SAVAL,invece, ricorre al fotomontaggio per assemblare immagini che sembrano surreali ma che invece scaturiscono da un'intensa commisurazione verificale nei confronti della precarietà etica e conoscitiva dell'uomo. Le declinazioni della geometria svelano ormai un andamento verificale e non più la ricerca della "pura bellezza già intravista da Platone". In Luigino SOLAMITO rivelano una necessità intima e prorompente che è quella di tradurre le sue emozioni vitali in un'esaltazione dell'immaginazione,mentre Bruno POLLACCI insegue il darsi di visioni evocative con un lirismo da partitura musicale. Elisabetta SGHERZA,invece, utilizza moduli geometrici complessi,su base quadrangolare,che risultano dalla varia combinazione di forze geometriche semplici per verificarne le potenzialità dinamiche,espressive e le molteplici relazioni delle parti che le compongono.Gli esiti di una cosiffatta operazione interessano il darsi di datità prospettiche ed illusionistiche in senso optical-generativo,strutturate liberamente dalla sua fantasia,come un qualsiasi reale che aspetti un'anima ed una sua autonoma dimensione. Bruno CHIARINI sottopone una volumetria di una "geometria impossibile" a verificale analisi. Essa, data la sua strutturazione incrinata però da "anomalie della convenzionalità descrittiva",da condensato di un'armonia mentale e cristallina si converte così in una animazione distorta che sfasa il rapporto del pensiero con l'immagine proposta. Partendo poi dall'assunto che la geometria possa essere musicalità, Anna TORELLI lo vuole sottoporre ad una verifica oggettiva. Così itera delle semplici figure geometriche nelle partiture di un segno culturale oggettivo, qual è il pentagramma,per pervenire ad una scansione dello spazio che pure si converte in una scansione del tempo:ambedue si offrono come una ritmicità eidetica pura della coscienza. Anche la ricerca di DESIREAU,se pur parte da presupposti strutturalistici,in effetti, tende a voler verificare una forma geometrica elementare, facendola interagire con le virtualità dello spazio,del colore,con le esigenze dell'ordine e della proporzione. Il risultato che discende da tale operazione è l'acquisizione di una nuova sintesi che sublima la forma al grado di una forma eidetica pura. Marco ASTORRI,d'altra parte, opera fin dal 1964 per quella ricerca che riguarda la ricognizione-elaborazione dei vecchi miti dell'arte con l'obiettivo di poter raggiungere e delucidare l'identità sovrapersonale nuova da riconoscere all'uomo. Così, Bruno PECCHIOLI, in modo forbito e conciso, ci consegna l'essenzialità archetipica che contrassegna la fenomenologia dell'esistenzialità dell'uomo, consistente nella costante tensione a voler raggiungere la purezza della forma più alta delle cose e di se stesso,eternamente insondabile ed irrangiungibile. Infine, Luh WOLFGANG sembra dirigere lo sguardo verso un mondo ambiguo e non scopribile che si offre come una formale realtà visualizzata,mentre lo spagnolo Antonio GOMEZ scopre l'inesorabile totalità dell'uomo svuotata e ridotta al pari di un bruto oggetto mercificabile. Ad onta di tutto,però, Ruud JANSSEN riesce ancora a visualizzare messaggi di amore e di pace per una sperabile rifondazione antropologica ed etica dell'uomo.
Andrea BONANNO