INTRODUZIONE

foto di bonanno

                                         

opera  di  malquori

               

             Opera  di  Roberto   Malquori

                                  

opera  di  mercuri

Opera  di  Giorgio  Mercuri

libro

PREMESSA

Intendo  innanzi tutto ringraziare  di  cuore tutti  i  Mail artisti  che  hanno  aderito al mio invito rendendo  possibile un discorso  culturale che  si  propone  unicamente delle acquisizioni conoscitive,fondate  sulla   dialettica  delle  idee,su un contributo di  esperienze e di apporti disinteressati  da  compromessi che riguardano  il Dio Denaro e  le sue dis-logiche da  mercato  e  da  marciapiedi.Ho  potuto così  verificare  direttamente ed  ancora  la  dimensione libera ed etica del Mailartista che  opera  per  tenersi  alla  larga da  quella  immensa  cloaca che  è  il  mondo  dell'arte  gestita  sovente  da una  triade  aberrante  e  truffaldina.Un siffatto  potere  politico-critico  e  galleristico  spesso  si  crogiola  nell'abuso  più sconcertante e, nello  sciorinare  misfatti  culturali  e  truffe a  non finire,dietro  una  massiccia  dilapidazione  del  denaro  pubblico  a  tutti  i  livelli,spesso  impegnata  nella  morbosa  ed  unidirezionale  esaltazione  di  pseudi  valori "localistici",di tristi  pittoruncoli  epigonici  rimasti  attardati  di  ben  due  secoli rispetto alle recenti  risoluzioni dell'arte.

Un cieco  ingranaggio  clientelistico chiuso  -si  dirà - che esalta il naifismo di  provincia e contemporaneamente  lo  pseudo  intellettualismo  da  quattro  soldi dall'azzerata  sintassi  cromatica  e  figurale,millantatoria  ed  offensiva  per la propaganda artificiosa che  lo  sorregge  nel  violentare,vilipendere ed emarginare  la  sincera  fede  di artisti  che valgono e che  sono  tenuti come  stranieri  nella terra  in cui pur  vivono.Oh, povera  Italia che incede  spensierata  tra  scandali  e  ruberie di  ogni  sorta da  parte  di  furfanti  politici  da  strapazzo,fra  una  mistificata  gestione  dell'arte  a  livello  provinciale,regionale  e  nazionale, fra falsità  e  speculazioni,compromessi e  nullificazioni  della vera  cultura,annoveri pure  il  comportamento  stroncatorio di  certi amministratori  locali,provinciali e  regionali cui  ci  siamo rivolti per chiedere  la  disponibilità di un locale per poter  valorizzare  e  proporre  questa  rassegna!

Ci  hanno  proposto tempi  lunghi, ma  sappiamo molto bene  che  essi si  risolvevano in tempi  vuoti.Allora, ad una bella  pagina  patinata di  un catalogo è  da  preferirsi sempre  una  approntata in modo  artigianale,se  spesso  è  in gioco  l'anima,l'onore e  la libertà  del pensiero.Per  tali  ragioni,dunque  vadano  riconosciuti  un grande  rispetto e  dignità a  chi,come  i  Mailartisti,si  adoperano  ogni  giorno per  rendere  possibile  la fruizione di  una  dimensione  etica e  libertaria  ed  una  vergogna  infinita  a  chi si  balocca  ancora nel putridume  sconcio di  un  gioco   disonesto delle  parti.

UN' ARTE  "VERIFICALE"   PER UN TEMPO  DI  CRISI  

La  condizione  moderna ormai inchioda la storia privata e pubblica di ciascun   individuo ad una storia di continui vuoti e smarrimenti.Un destino d'immane solitudine già separa inesorabile ciascun io da un altro,sentito come un "quid" inconoscibile.L'uomo oggi brama più che mai,staccato da ogni centro e alla deriva da se stesso,la sua individualità intera e, come modalità esistenziale la più alta,la piena realizzazione ed espressione di sé come umana spiritualità.L'imperversare fremente e stordente delle immagini spettacolari e vuote di una società altamente cosificata sembra ormai riflettere l'estrinsecazione delle multiple "facies" dell'io scisso ed oscillante in modo drammatico.Crollate miseramente le aprioristiche filosofie dell'ottimismo dell'Occidente con il valore assoluto delle leggi e delle morali,come atti di mediazione fra l'io e gli altri,all'uomo non rimane più neanche  una formale coscienza di esse.In un tempo in cui tutto precipita verso la disumanizzazione e la cosificazione,per la nullificazione di qualsivoglia vitale contatto del nostro essere con il vero volto delle cose,la nostra sensibilità emozionale e sentimentale vengono annichilite dalla presenza impervia e micidiale del "simulacro" della cosa manipolata e ri-costruita dai mass-media;dall'imperversare del Kitsch,dal banale e dall'effimero per una oscena spettacolarizzazione del reale,ridotto a triviale teatro inneggiante ai trionfi dell'apparenza e della morte.Si sente la nostalgia fortemente della piena totalità -direbbe Nietzsche - dell'uomo,perché egli è oggi brandello disossato in preda ad una scissione che ha raggiunto un culmine,mai registrato storicamente; un darsi di "facies" del suo io sconvolte e contraddittorie: uno slittare parossistico e casuale della sua coscienza,negato ormai ad un approdo sicuro e convincente.In un tempo di cruenta scomposizione dell'io,di frantumazione multipla delle sue facoltà psichiche e mentali, l'artista è il primo a cercare di svelarle e di renderle consapevoli; è il primo a cercare di investigare la loro terribilità e la loro micidialità intraprendendo la sperimentazione di quelle prese intuitive capaci di far raggiungere all'io lo stato svelatorio delle  sue contraddizioni e delle sue antiteticità disequalibranti.E' ormai nostra la convinzione che la ricerca metafisica dell'essere sia confluita in sistemi costruiti che appaiono "speculum" di una rifrazione,che è sempre rifrazione della rifrazione dell'innarrestabile movimento della realtà fenomenica,colta come illusorio e frammentario suo darsi.Caduto l'io come centro del mondo,esso intraprende il suo viaggio nel buio di una paurosa erraticità in "una foresta e una notte di alberi scuri".Ma  chi non ha paura delle mie tenebre, - dice Zarathustra - troverà declivi di rose sotto i miei cipressi".Inizia,allora,un viaggio che è uno scavo nei profondi abissi del nostro vero essere;una investigazione e rilevazione dei nostri "buchi neri" nell'unica consapevolezza dello smarrimento di qualsiasi senso da parte del soggetto e dell'io-parlo.Nell'incomunicabilità degli io,nella frantumazione della propria identità materiale e psichica,alcun aggancio sembra essere dato,neppure quello del bordo,della soglia che sia demarcazione almeno si un esile emergere del senso e dell'unitarietà.L'io è piuttosto una sarabanda di aspetti contrapposti e tutti  ugualmente riducibili al senso di vortice che vota ogni cosa allo smemoramento e alla malia del non-senso.In questo agghiacciante stato di  moltiplicante dispersione e scissione,l'io si può identificare con le sue sensazioni ed emozioni,ma cade nell'errore di oggettivarle,di identificarle con gli oggetti piuttosto che con le modalità di relazione di sé con gli altri,secondo le acute considerazioni del Rousseau.Nel processo dell'identificazione condotto dall'io,in effetti, si constata una estraneazione ed un suo smarrirsi ancor più contraddittorio e profondo.Ma come si riannodano i rapporti fra l'io ed il reale,tra l'io e gli altri? L'io,portato ad esaminare se stesso e a "contemplare" i segni del dolore che lo travolgono,si affida così alla strumentalità di uno specchio come avviene in Baudelaire,però,con un piacere perverso:

                                     "E,agli specchi, -sterile voluttà -

Contemplare i frutti maturi del loro nubilato -"

dove quel "contemplare" ha il significato di un accertamento di un piacere anomalo.Altrove, nei "Fiori" il poeta,rivolgendosi all'uomo,dice :"Ti compiaci a  tuffarti entro la tua propria immagine".L'io diventa allora specchio che rinvia immagini dell'interiorità di se stesso.Ma,annota lo Starobinski: "la coscienza mutata in specchio sperimenta la riflessione in modo passivo":può solo subire le immagini riflesse,naufragando nello spossessamento di se stesso,nella  pietrificazione e disumanizzazione dell'anima come in un inferno.In questa accezione dell'impiego dello specchio,l'io e lo specchio restano frammenti dell'unità dello stesso io che si "constatano" però come poteri separati,che si flagellano reciprocamente.Lo specchio,come pura riflessività,può solo rinviarci l'oscurità della non-visione,della non-interpretazione,dell'annichilimento totale.L'occhio del malinconico fissa sempre l'effimero ed il perituro andando incontro alla despiritualizzazione ed al senso di una pesantezza invincibile.Non sorprenda allora il fatto che la riflessione di tipo attivo possa essere presente nell'atto intuitivo dell'arte.Già il nostro Pirandello l'aveva riconosciuta ed impiegata nella sua teoria dell'umorismo.Dice che "la riflessione non è uno specchio in cui il sentimento si riflette e si rimira ma un giudice che lo analizza".D'altra parte, anche lo Schiller riconosce che "Il poeta sentimentale  riflette sull'impressione che gli oggetti producono su di lui..."Per tali ragioni non si può accettare l'ipotesi di un'arte come teatro della finzione,della fugacità fantasmatica dell'io,"come uno spettacolo che recita la scomparsa dell'identità dell'attore",come il transito di un'ombra e di una parvenza  "spiata più nelle proprie mosse e nei propri tra/passi che nella propria definizione".Invero, una pittura che si estenua nelle edonistiche analisi specchianti o giocanti della crisi per uno scoperto nichilismo fine a se stesso si risolve alla fine in uno smaccato insuccesso.Altre volte l'io incomincia il suo autospecchiarsi,muovendo da uno specchio all'altro,fingendo una commisurazione ed una comunicazione con l'altro da sè (che non è altro che un'altra immagine o estrinsecazione soggettiva di sé).Gioco amaro e ironico che alla fine si rivela come un dialogo di sé con sé,denso di un drammatico ed  annichilente solipsismo.Quello dell'io è un balbettio solipsistico che ci tiene distanti e lontani dall'altro e dalle cose.Così gli sdoppiamenti dell'io si riverberano a dismisura su ogni cosa in modo lancinante e brutale.Ma é  anche pur vero che l'io può estrinsecare dal profondo immagini dell'eros e del desiderio per una loro sublimazione,o un'immagine al positivo di se stesso,ma così facendo,riduce le cose alle sue emozioni cadendo nell'errore denunziato dal Rousseau o fingere di aver condotto un processo unitario,vuoi pure tramite il suo sentimento nei riguardi dei suoi aspetti contraddittori e scissi.Allora,appare chiaro che l'io,in quanto individualità scissa, è negato a vedersi totalmente e a trasporsi in modo unitario per l'acquisizione della sua identità.Diversa cosa è allora porre l'io soggettivo nella condizione che possa permettere la commisurazione di una o più delle sue caratteristiche volubili ed unilaterali con il "conscio culturale collettivo" per la determinazione verificale della stessa/stesse in senso oggettivo secondo le formulazioni della nostra ipotesi esegetica che abbiamo chiamato della "Verifica trascendentale".Se l'arte interroga lo specchio,non vi è alcun dubbio che si tratta di uno specchio "verificale".Tant'è che il Moscarda pirandelliano,seppur parta da un banale autorispecchiamento speculare di sè (per accertare se il suo naso "pende" a destra), è pur vero che la sua indagine diventa verificale per poter effettuare un riesame oggettivo di se stesso,della sua posizione nel mondo e del suo stesso "esserci".

Non si tratta,dunque,da parte dell'io di una sorta di interrogazione speculare di sè con l'altro da sè e nell'altro da sè,attraverso le modalità interpersonali del dialogo o di un effettivo monologo che ricicla le immagini del museo (Citazionismo,o della storia dell'arte moderna (Transavanguardia) per una specie di autoidentificazione che poi deve,a tutta forza,rimanere oscillante e nomadica in un gioco che libera e moltiplica spiralicamente zone di smemoramento in un processo che pur vuole essere liberatorio."Arte verificale":questa intitolazione non ha il significato di un'etichetta allettante,e men che meno di una formuletta magica,bensì intende rivolgere gli occhi alla vera funzione accertativa e socializzante da riconoscere oggi all'arte se si vuole procedere all'investigazione della vera e sovrapersonale essenza dell'uomo,all'uscita dai labirinti delle nostre più sconcertanti contraddizioni e delle nostre aberranti tautologie ripetitive (e non solo di quelle a connotazione geometrica) perché una vera ricerca,come ontologico rispecchiamento verificale dell'uomo in ciò che crea,deve attivare sempre la riflessione sul  suo vero "status",sulle sue motivazioni ed antiteticità profonde e sui suoi aneliti spirituali più alti.Così è arte verificale quella che permea il teatro pirandelliano,essendo presente anche prima nello scrittore una sua disposizione alla verifica.In tal senso,l'avveduto studioso Leone de Castris non può fare a meno di scrivere che Mattia Pascal sente la "necessità di verificare razionalmente la reale consistenza dei valori e dei significati della propria vita".Così è a valenza verificale il romanzo polifonico (Bachtin) del Dostoevskij in cui le varie autocoscienze si commisurano reciprocamente in modo analogico e per differenze come l'opera di molti scrittori ed artisti moderni e contemporanei.Ma,forse più di tutti,con Van Gogh la verifica si intride delle sue rivendicazioni più spirituali e più sofferte,della sua anima che aspira ad una condizione più candida e pura.Si veda l'opera "Autoritratto con l'orecchio tagliato" del gennaio 1889.In essa l'artista blocca la sua figura nel momento di una percezione viva che focalizza passato e presente nella simultaneità di una commisurazione verificale che libera e rivela caratterizzazioni della sua individualità esistenziale colta come permanente attualità:un'asciutta desolazione e fissazione che esprimono acremente uno iato profondo fra l'interiorità e  l'esteriorità,fra la coscienza ed i recessi più intimi dell'inconscio,fra l'io scisso e la realtà umana che lo circonda,fra passato e presente,fra sogno e la terribilità dolorosa delle sue accertate impossibilità all'effusione della sua vera condizione spirituale.E deve essere ancora l'uomo a porsi domande e a darsi risposte se si vuole uscire per sempre dalle ambiguità esistenziali ed ideologiche,dagli anacronistici e sempre riproposti rituali di morte della "maschera",e di qualsivoglia assetto politico-ideologico snaturante ed avvilente.

(Giugno 1992).                                                                     Andrea   BONANNO


L' AUTORE   -


ANDREA  BONANNO,agrigentino  di  origine(è nato  a  Menfi),opera  in Friuli,a Sacile  (Pn)-C. P. n. 69.Ha  iniziato  molto  giovane  ad  esporre  come  pittore,ma  si  è  interessato  di  poesia,di critica  letteraria  e d'arte.Nominato  Professore  onorario di  Storia  dell'Arte,collabora  a  molte riviste  e  periodici  ed  è  autore  di  molti volumi  ancora  inediti.Le  partecipazioni  a  mostre  in  Italia  e  all'estero  sono  numerose,così  come  i  riconoscimenti  e  le  pubblicazioni.

La  bibliografia  è  notevole e  le  sue opere  pittoriche  e  grafiche sono  presenti  in  collezioni  private  e  pubbliche.

La  sua  è  una  pittura  proiettata ad  evidenziare le  luci  e  le  ombre  dell'uomo  d'oggi.Nella  sua  tematica,infatti, è  tradotta  con  penetrante  incisività   l'inquietudine  del  nostro  precario  tempo  alienante e  la  perdita  dell'identità  dell'uomo  di  oggi.

Ha  pubblicato:

L'arte  e  la  verifica trascendentale,TraccEdizioni,Pescara,1992:

Per  un'Arte  della  verifica  trascendentale,Edizioni   Pubbliscoop,Sessa  Aurunca,1994;

La  Poesia  di  Pietro  Terminelli,Edizione  L'Involucro,Palermo,1995.

E'   presente  in  Internet  con  i  seguenti  siti.

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BRANI DI CRITICA:

L'opera di Andrea Bonanno si offre come rappresentazione drammatica di incoercibili urgenze esistenziali nel segno di una testimonianza e rivelazione dell'interiorità dell' uomo calato in un contesto estraneo quale è quello del mondo contemporaneo.Attraverso complesse costruzioni simboliche realizzate con immagini incisive fortemente caratterizzate come significanti allusivi o emblematici senza mai varcare però la soglia dell'esplicita allegoria,le sue figure si accampano sulla tela così come si sovrappongono nella coscienza e individuano una profonda e spesso dolente riflessione su categorie universali (natura,amore,oppressione,violenza,comunicazione) portate alla luce per un bisogno imperioso di ritrovare un ambiente a misura di sè e di ridare un senso a tutto ciò che ci circonda.

Emanuela MORO

Le "referenze" di Bonanno vengono tutte alla luce e si è indotti a (ri)considerare questo , diverso,aspetto di una specie di nuova figurazione che pure ha sapore di post-moderno per quel costruire immagini che sono nello stesso tempo immagini e disimmagini,forme e non forme.La sua pittura,pur confrontandosi in termini estetici con molte correnti attuali e meno attuali,dal surreale alla novafigurazione e con molti "ismi" del presente e del recente passato, non ha tuttavia rapporti concreti con essi e con esse per una sorta di novitas formale che è quel delirare in proprio su una sintassi tutta viscerale,corporale;composizione cioè di lacerti apparentemente desunti da cavità addominali o da materia cerebrale ma che sono,invece,media espressivi,emotivi e filosofici,inorganici (del pensiero e non della carne).

Una "natura naturata" e più ancora una non natura,testimonianza del metamorfico entrato "dentro" l'esistente dell'uomo e il suo stesso destino.Eppure,in mezzo a tanta lugubre inidoneità esistenziale,il tentativo di (ri)comporre l'unità:l'uomo-natura è sin troppo evidente in quel voler razionalizzare dentro schemi e grate geometrizzate sia il paesaggio che il suo eterno fruitore.L'artista sente,a mio avviso,quasi l'urgenza di un tale appello e il movimento verso il disfacimento e verso la ricostruzione dell'organico sono quasi contemporanei.Una pittura in definitiva che merita molta attenzione e che non ha ancora detto tutto di sè.

Vinicio SAVIANTONI

 

Mr Andrea Bonanno is an italian Artist,he is well known in Italy as well in other european countries.

He has been awarded many prizes for his top class art qualities.

Midtimes International Newsmagazine (22/7/1991)

 

"... è pervenuto a rappresentazioni pittoriche che tendono alla enunciazione-denuncia di una società dilacerata dai miti,di una società disumanizzata e coinvolta in un processo di lenta autodistruzione.

Pittoricamente e concettualmente l'impegno artistico di Andrea Bonanno trova concrete risultanze in elaborati ove il tessuto dialettico assume valenza indagativo-culturale in un orizzonte che sottolinea l'estrema serietà dell' operare.

 

Giorgio BORIO

 

La pittura di Andrea Bonanno si inserisce in quel filone culturale detto dell'utopia negativa che annovera esponenti come lo scrittore Morselli (dissipatio H. G.), l'Huxley (Il nuovo mondo), il Fromm (La società sana), il Rossi Vincenzo (Il ritorno) e l'Orwell con il romanzo "1984".

Anche l'uomo che compare nelle tele di Andrea Bonanno ha perduto le sue qualità umane, ma non per diventare un "automato robot",bensì un agghiacciante simulacro di se stesso mostrante le sue stesse contraddizioni in un mondo ormai meccanizzato in cui non trovano più forza d'urto nè la religione, nè l'arte e la ricerca della verità.

 

Gaetano NATALE SPADARO

 

Direi proprio che lo spirito informatore dell'operazione estetico-psicologica di Andrea Bonanno si possa tranquillamente situare nella drammatica frizione contemporanea tra l'uomo e l'ambiente,cioè tra un ripensamento umanistico della società e l'agro scenario, costruito sulla base di moduli atemporali,in cui appunto l'uomo è costretto a vivere potendo forse fruire unicamente del sollievo di sopravvivere.

In queste tavole/apologo,le figure, così fervide di un intimo,complesso scatto biologico-intellettuale,sono evidentemente estranee (per natura,per qualità morali,per conseguenti ragioni di rifiuto) ai loro/non loro ambienti per lo più presidiati (nella scienza e nell' immaginazione dell' Artista) da una costruzione tecnologica la quale,anche se apparentemente non ha alcun peso specifico (proprio,osservate come si propone indifesa e tuttavia sicura),in realtà configura minacciosamente una grande tensione emotiva: infatti,nella loro immobilità enigmatica,queste torri/garitte-uso-lager tentano di travolgere la concretezza,il piacere,la realtà del vissuto e dell' immaginato,imponendosi quasi a dispetto della partecipazione dell'uomo alla poesia ed alla verità della natura.

Però l'impostazione "categorica",assoluta,direi universale dell'uomo-protagonista,sempre presente e caparbio nelle scene proposte da Andrea Bonanno,ha l'aria di privilegiare il giuoco della vita,con tutte le sue implicazioni e proiezioni,offrendogli la possibilità di avere il sopravvento su tutte le aride invenzioni e gli acri sortilegi.Ma sì,alla lunga il Pianeta Uomo,gloriosamente labirintico nelle sue misteriose strutture pulsanti di globuli, è destinato ad avere la meglio su tutti gli astri magari tecnicamente perfetti ed incorruttibili,ma privi di anima,di fantasia,anche di amor proprio.

Dunque,lasciamoci andare a vedere,nelle opere di Bonanno , all'apparenza non gratificanti nè consolatorie,il valore segreto di un riscatto che offuschi tutte le solitudini.

 

Felice BALLERO

 

""...viene posto l'accento e rispecchiato esaurientemente il grado di qualità culturale,meglio lo stile di cultura che il Bonanno ha profuso nel suo descrittivismo simbologico e in cui l' Uomo è il protagonista primario.(...) L'artista di Menfi penetra in profondità le sue immagini,responsabilizzandone gesti e significati,in un anelito di dimensione umana,in una poesia densa di segreti desideri.

Nell' Attesa come in Quasi statua si avverte il processo psicologico della ricerca.

 

Rino BOCCACCINI

"... si è imposto lo studio dell' attuale "vivere" dell' uomo e della natura,delle cause,che,se persistono a lungo,porteranno all'annullamento del genere umano e del mondo.

Nel contesto di una partecipazione critica alle "nuove nozioni visive" la ricerca del giovane artista è interessante nella spietata vivisezione analitica e associativa dell'immagine.

Quindi il fine del discorso artistico-filosofico-umano morale ed ecologico di Andrea Bonanno è il voler rifare la vera vita,fabbricare il "vero essere umano" sulle immense rovine di una disintegrazione atomica.

Anna Maria SCHEIBLE

Andrea Bonanno nelle risultanze della sua opera all'individuazione di un linguaggio soggetto non a rappresentazioni legate a categorie del reale e della logica,ma piuttosto a schemi creativi personali e psicologici,esprime la sua ragione ideologica di vita moralmente assoggettata alle consuetudini del mondo cui appartiene.La sua arte nasce dunque da principi intimi ed interiori ed è basata su immagini simboliche complesse ma cariche di forte espressività.Immagini che vogliono essere metafore di altre verità ma sono espressione di una personalità che vuole imporsi o per lo meno allinearsi alle altre cui ritiene di dover dare contributo e alle loro coscienze.Gli argomenti comunicati sono tali e diversi da innescare il ritmo di profonde riflessioni sul significato e l'importanza di valori importantissimi quali la vita dell'uomo,la natura,l'amore.

Su questi temi Andrea Bonanno vuole riflettere e far riflettere attraverso il suo linguaggio particolare,brillantemente efficace,che in alcuni momenti appare quasi come un grido di giustizia rivolto al pubblico per attirare l'attenzione su quei valori,di cui si parlava,che vengono dimenticati o ancora più gravemente ignorati.

Di qui la funzione dell'operato dell'autore,che rivela egregiamente la sua genialità e versatilità d'espressione ma rivela anche la sua aderenza ad un discorso serio tanto più valido in quanto fatto di sommessi convincimenti.

 

Giuseppe PERCIASEPE

 

"Incisiva ,forte,immaginativa e veramente poetica si rivela ad un attento esame la pittura di Andrea Bonanno.

I suoi mostri-simulacri,perduti in un ambiente innaturale e metafisico sono il risultato sofferto ed inventivo dell'attivazione di una commisurazione e di una verifica intercorsa tra l'io trascendentale dell'uomo e la sua "conoscenza culturale oggettiva".

La sua pittura sottolinea la precarietà dell'io attuale dell'uomo portato a verificarsi di fronte ai grandi problemi metafisici di sempre.

Carlo GHEMBRI

 

Luminosi paesaggi,montagne e distese,solchi e sentieri possono essere le prime impressioni visive; poi gli spazi si aprono e prendono forma in una prospettiva che porta ad una linea di orizzonte,dove sorgono i segni indelebili della civiltà,fredda e opprimente; ecco che i pensieri e le ossessioni si concretizzano in un clima profondamente verificale,seppure dato con movenze surrealiste.

Un invito quello di Andrea Bonanno a ricercare nuovi valori,una chiara denuncia ad una società che mira ad azzerare ogni valore umano,a sopprimere tutto ciò che di ancora vivo esiste dentro di noi;la figura umana compare simile ad un'allucinazione,passiva e svuotata interiormente,risalta solamente l'anima,tutto ciò che rimane all'interno di un corpo ormai privo del proprio io;fatto solo dei brandelli esterni,dell'apparenza,di tutto ciò che meno importa; ed è questa una conseguenza di un degrado di se stessi e della personalità,del rapporto umano,dove ancora predomina il sentimento e l'emozione, l'onestà e la libertà di pensiero.

Uomo,cose e paesaggio;esiste tra loro una stretta analogia,uniti dal pittore attraverso un simbolismo esplicito e ricorrente,reggono il peso di angosce,conflitti ed ossessioni che si aggirano attraverso un paesaggio multiforme e un cielo pesante,opprimente,quasi a sottolineare un'atmosfera silenziosa e statica.

Sola,vulnerabile,la figura umana sembra aggirarsi lentamente,in questi paesaggi quasi surreali;vulnerabile e sofferto l'uomo cerca se stesso,con la speranza di trovare,lontano dalla civiltà, ciò che ancora rimane intatto. Scarno e ormai spogliato di tutto,non può che continuare a convivere con le sue angosce e le sue drammatiche realtà,nascoste negli anfratti di quell' io che è stato distrutto.

Andrea Bonanno non tende ovviamente a rappresentare una pittura allegorica o decorativa,ma un energico e profondo simbolismo, capace di sviscerare attraverso una complessa chiave di lettura,i problemi che circondano la nostra civiltà e direttamente noi stessi;angosce,paure e complessi,sono problemi ricorrenti che sfociano nella pittura come mezzo attraverso il quale si possono concretizzare i pensieri che affiorano alla mente dall' inconscio; Andrea Bonanno fa parte di quella schiera di pittori a cui non piace rimandare,nascondere o tanto meno cancellare le complesse e gravi problematiche del mondo esterno; così sensibile ma deciso,penetra drasticamente nella coscienza dello spettatore coinvolgendolo,conquistandolo,e dandogli profondi attimi di meditazione.

 

Mirella OCCHIPINTI

 

 

"... attraverso una nuova figurazione di tipo trascendentale nel senso inteso dall'autore con i suoi scritti che però resta nei confini chiari di una facile leggibilità e comprensibilità,sviluppa le sue tensioni,anche in chiave filosofica,o metafisica,partendo dalla concezione dell'uomo come fulcro dell'universalità dei sentimenti.

L'uomo inserito nel quadro della tecnologia di oggi che lo vede troppo spesso snaturato nella sua identità morale ed esistenziale,l'uomo che pare isolato,angosciato,di fronte a quelle ciminiere che continuano a crescere,che continuano a fumare indifferenti alla dissacrazione della poesia della natura che operano continuamente.

Ma non è la figura reale che interessa Andrea Bonanno,non è l'uomo

nelle sue forme fisiche veritiere che attraggono l'attenzione del pittore,ma piuttosto sono gli elementi materici di cui è plasmato.Così si notano ammassi vascolari,di muscoli,tolta l'epidermide,insomma,per vedere dentro ma non soltanto -crediamo- per la composizione del corpo bensì per cercare,attraverso la materia, il significato dell'uomo,la sua funzione nel quotidiano,con le sue tensioni che sono poi quelle del pittore - con le sue angosce,con i suoi drammi.

Una protesta? Una contestazione? Potrebbe anche essere questo il punto di arrivo di un discorso concettualistico, ma riteniamo piuttosto di individuare nell'opera di Andrea Bonanno una denuncia, un allarme,perchè chi osserva ne tragga insegnamento,ne tragga quelle convinzioni che servano a considerare diversamente l'uomo,la tecnologia, il progresso.Un uomo prigioniero,quello del pittore agrigentino-friulano,prigioniero non certo di se stesso ma di una esistenza che ne condiziona l'espressività pura ed è questa forma di repressione -anche- che Andrea Bonanno cerca,secondo noi,di evidenziare perchè la conoscenza della realtà stimoli azioni tese al riscatto.Non è una pittura "politica", comunque, quella di Andrea Bonanno,ma sicuramente una pittura di carattere sociale,umano,sentimentale,anche, pervasa sempre di vibrazioni che arrivano ad un profondo lirismo.Una rappresentazione del mondo e dell'uomo quale emerge dalla visione artistica di Andrea Bonanno può esprimere diverse radici e diverse intenzioni,ciò che anzitutto determina uno stato di ricerca e di esitazione prudenziale di fronte ai massimi problemi e misteri: due momenti essenziali per raggiungere la verità o illudersi almeno di poterla intuire.

Lo stesso tipo di figura e di paesaggio ideati dal Bonanno possono suggerire i meandri di una massa cerebrale con tutta la sua carica di sensazioni e di volontà e, se a prima vista sembri che prevalga il "cupio dissolvi" dell'angoscia esistenziale, un esame più attento potrebbe scoprire,al contrario, un'ansia di conquista rischiarata da finalità positive.

Tutto ciò finisce per confermare la validità e qualità artistica di un pittore ancor giovane ma già ampiamente informato sulle principali correnti della nuova figurazione in campo internazionale ed impegnato intellettualmente alla definizione di una sua personale teoria.

 

Mauro DONINI

 

 

Andrea Bonanno esprime,attraverso i suoi lavori, l'esigenza di trovare quell' unitarietà psicologica che sembra mancare alla civiltà contemporanea,dominata dal caos,da antitetiche tendenze e dalle ansie disorientatrici di un progresso indifferente ed incessante.

La sua concezione della realtà è decisamente pessimistica,poiché si rende conto della mancanza di alternative da poter offrire all'uomo e delle disagiate condizioni create dalla continua evoluzione delle strutture esistenziali, in costante trasformazione e riadattamento alle circostanze del momento.L'uomo,pertanto, in un tale contesto si trova sbalzato,disorientato e conteso fra mille contraddittori dubbi, proiettato in una dimensione che non gli è congeniale, sospeso nel vuoto e derubato dei propri valori e dei propri ideali. La visualizzazione quindi del dato fisico è il risultato di un efficacissimo

processo di simbolizzazione, che si avvale di immagini emblematiche, vere e proprie metafore dell'esistenza umana o inquietanti aneddoti riferiti alla quotidianità,usufruendo del concetto come sintesi ideologica e come soggettiva espressività.

 

Luciana PIROLI

 

 

La sua pittura nasce dalla drammatica consapevolezza che l'uomo

d'oggi è costretto a vivere in una realtà disancorata e dissacrata,dove ogni proposta di speranza è una spietata illusione.Anche l'arte non riesce a proporre alternative valide,particolarmente nel nostro contesto dominato da valori-non valori,dove l'unica certezza si cela nel "rumore". Eppure il discorso "dis-naturale" di Bonanno,repellente in se stesso ed estremamente anomalo riesce convincente quando dalla trama delle sue figure tecnologicamente contratte e contorte riesce a trarre paraboliche dimensioni di avvenire.Il deserto dello spirito e della materia coinvolge con violenza spietata ogni dimensione. Un mondo di assurdo,dove non esistono certezze,ma solo incoerenza e precarietà. Tuttavia nel silenzio dell'assurdo,sfuggendo al "bordello" dell'esistenza è possibile trovare un pò di cielo azzurro.

In sostanza Bonanno ci propone un discorso spietato:distruggere il presente tecnologico per l'alba di un nuovo mondo,ma è opportuno

che lo "assurdo" faccia tutto il suo percorso fino a totale disfacimento. Bonanno ci provoca, ponendoci dinanzi una nuova grammatica pittorica, che trova la sua origine più che nell' inconscio,nella tormentata,anchilosata coniugazione del sociale del collettivo con l'individuale dove il rapporto non sembra voler nascere,

ecco dunque il "dis- morfismo": corpi a brandelli,materia inerte,meccanismi sfrangiati.

In conclusione la lettura di questo tipo di pittura è possibile soltanto in chiave di assurdo pittorico,dove una "non realtà" potrà essere il seme per un segno diverso ed anche con qualche intesa metafisica.Ma dopo il diluvio speriamo venga il bel tempo.

 

Emidio PARRELLA

 

"Con grande sensibilità riesce a mostrarci un mondo che in qualche misura ci appartiene,la vera natura dell' essere umano fatta anche di dolcezza,di poesia,di mistero.

Il patrimonio portato sulla tela da questo artista è insostituibile,ricco di ricordi,di fantasie esplorate e da esplorare.Sulla tela arrivano frammenti di ricordi,visioni oniriche e surreali della natura,un patrimonio di vita, al quale molto deve aggiungere l'infaticabile volontà operativa dell'artista,sempre intento ad osservare i ritmi compositivi,con l'ansia di comprendere e di avvicinarsi sempre più alla perfezione sia stilistica che formale. (...) Andrea Bonanno sviluppa a pieno la più sbrigliata fantasia, analizzando le germinazioni del pensiero e dell'anima e verificando intuitivamente le motivazioni degli opposti vertici interiori. Soprattutto risalta dalle strutture ribollenti di sensazioni oniriche e di motivi surreali astratti un continuo dinamismo metaforico cosmico che sublima l'immagine per sciogliersi in un prezioso afflato ricco di cromie mantenute in vibrazioni luminose risaltanti.

 

Paolo VOLPI

 

Le sue opere testimoniano la crisi psichica prodotta dal dominio della civiltà,denunciando così il continuo stato umano avvolto da eterni dilemmi.E' un'opera che riflette il totale coinvolgimento dell'artista nell'idea freudiana dell' inconscio come stato narrativo:fatti marginali diventano gli elementi sostanziali di un dramma bizzarro e allucinante.

I conflitti edipici si confondono con i multiformi paesaggi del presente a creare stati sconcertanti e situazioni ambigue. Bonanno riflette sul timore dell'uomo verso una possibile rottura dell'organizzazione del comune sistema della realtà,sabotando i meccanismi di questo consueto ,comodo sistema.

Considerata nel suo insieme,l'opera di questo artista appare caratterizzata da un' irriducibile freschezza e potenza di immaginazione,dove la fantasia mantiene un alto grado di libertà anche nella sfera della coscienza.

L' opposizione di fantasia e realtà è propria a processi surreali come il sogno,il delirio,il gioco; il gioco di Bonanno, con le sue possibilità fantastiche,la sua abilità di fare esperimenti con uomini e cose, di trasformare l'illusione in realtà e la finzione in verità,dimostrano fino a che punto l'immaginazione sia divenuta uno strumento di progresso.

Carlo OCCHIPINTI

" Il solo modo di restituire al mondo l'uomo intero è quello di farlo uscire dal suo continuo aspetto di essere un pubblico fantasma.Ma il vecchio Caino è alla caccia del suo "alter ego" rivelando stili e qualità di ferocia eccezionali. E ogni volta che si distrae da se stesso torna ad attingere alla sua storia barbara con reazioni multiple,pronto a sfruttare indefinitamente la sua orrifica volontà.Dentro alcune di codeste leggi,assurdità, sfide (culturali), progetti di civilizzazione, si misura la registrazione pittorica e concettuale (e ormai la non impropria esperienza) di Andrea Bonanno,siciliano dell'esodo.

Le sue figure schizomorfe,senza anatomia, e costruite per accumulo sensoriale di forme, contiguità vascolari,strutture frastiche di connessioni magmatiche, rivelano un processo combinatorio e corretto che diviene cifra dell' homo tecnicologicus, inscritto secondo i valori di massa e la stessa teorizzazione di quel vissuto tragico che corrisponde assai maledettamente al cosmo contemporaneo,dal quale non è ormai facile riscattarsi (o rovescia l'immagine possibile della sua integrità oggettiva).

Nella sfera di queste riflessioni,l'uomo diventa entità surreale,postuma, psicoeroica; esce dalla natura (e dalla pubblica e gremita violenza) per ritrovarsi in un al di qua traumatico,fisiologicamente assurdo: modello culminante e riflesso di una propria posterità ambigua,diafana,somaticamente diversa dal suo stesso possibile cadavere,e forse dinamico e delirante oggetto superfluo,sempre più approssimativo, e sempre più dequalificante (o quasi statico).

La sintassi dell'inconscio si predispone ad una cristallizzazione mimetica del corpo/uomo,esce da un'empiria conflittuale per riportarsi in un'ambientazione asfittica,neutra,retrospettiva della superficie dipinta e, indubbiamente, in quella mentale ripercorsa dal suo spettro sociologicamente estinto, e pur sopravvivente nel clamore del suo spettacolo innaturale.La poeticità ha qui cessato di coesistere alla disponibilità del naturalismo,dell'idillio, delle concomitanti conferme visuali,che rimettono in causa i metodi spuri del postimpressionismo, e quelli di una surrealtà fine a se stessa; riprende modo per costituirsi in categoria disattiva,barocca,e "dramatis personae" con contenuti rinnovati,astrattivi,e perfino extra-estetici.

Per Andrea Bonanno conta molto la realtà secondo un'operazione apocalittica, che manca di energia morale, ne assiste i movimenti,il clima difficile,la caratterizzazione totale della fine.Tale ordine perseguito con abbastanza tensione e paura dalla stessa letteratura d'oggi,che produce quell'altrove del mondo il quale coinvolge la pragmatia e la trascendenza del referente interiore,l'illimitabilità ideologica e la medesima angosciosa ira.Proprio dentro questo deserto (metamorfico,nichilistico,disattraente ma non deformato,l'artista abita una suggestione malinconica,la solitudine nemica, le doppie e triple perplessità sia dei torbidi romanticismi contemporanei,sia delle manie del progresso,nella cui lettura la metafora è soprattutto un dissidio emotivo riportato dalla collettiva esistenza.

Nel breviario della crisi,in cui è facile morire e diventare corpo intricato,inesorcizzabile,o prefigurazione storica di tutto il rapporto esistenziale che i temi perpetuano nella poetica dell'artista, in apparenza richiamo soltanto straniero alla posizione comune come persone,esseri illusi e testimoni di un'epoca parodistica,sempre in fuga,la simbologia consuma un trasalimento tecnico di immaginazione,un'ebbrezza di psico-favola da Dopotutto; ma Bonanno lo fa con un linguaggio ripetibile,allitterante,deterritorializzato,in cui non solo la bellezza non esiste,ma l'io morfologico trasferisce tutto in una dimensione allarmante,automatica,senza riti nè miti propiziatori della memoria che fu,e che sviluppa lo schema e,piuttosto,la mappa del disincanto,con un'interferenza angosciosa,con un senso di assiduo tramonto,e attraverso gli allucinanti climi di una realtà (una radura) allucinata.

L'apparente quiete del suo cosmo,le bruciature dei rimorsi,l'architettura del limite infinitesimale, (e questo gioco secco di Oltre), riammettono al sistema creativo attuale il genere di diagramma grafico/emotivo, più vicini al nostro Occidente aggrovigliato e spoglio,che alla sorpresa e mobile iconografia del surrealismo organico; enuclea e aggiunge efficacemente uno storicizzabile e utopistico neo-idealismo.

Così Bonanno unifica il valore contestativo della prassi del nostro tempo al diffuso filosofismo esistenziale, pan-dialettico, permanente,attraverso un'esemplificazione categorica del riscontro figurale (e neo-figurativo),senza falsi prodigi,plasticizzando un'anatomia descritta visceralmente,in un paesaggio morto e liberamente espresso per la riflessione della pittura e della verità.

In ogni caso,codesto tipo di equilibrio grottesco (senza funerali,nè esecuzioni d'opera),intrasferibile e nudo,epidermico e intriso di indolori verruche materiche,non è neanche privo di segni inquietanti,tattili,in cui le proiezioni dell' universo morfologico e atomizzato sono rifondate con una cognizione percettiva e archetipica sempre in cerca di un eden perduto. E certo qualcosa di profetico è mediato da codesta sorprendente sofferenza somatica di corpi,non/volti,àmbiti prudentemente ri/elaborati.

Presenze/assenze non labili sono cospicuamente pretestuose,ovviamente insinuano un loro congelante e a-posteriori messaggio,distinto e quasi decisamente inerte,o ben solidificato.

 

Domenico CARA

 

 

BIBLIOGRAFIA

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Massaccesi Editore,Osimo (Ancona);Catalogo della Mostra "Mail Art Original",Centro d'Arte "Il Moro",Firenze,1992; Catalogo della Mostra Antologica di Bruno Pecchioli (1957-1987) con 30 interventi di Mail art,Studio d'Arte "Il Moro",Firenze,1992; Catalogo della Mostra "il *Che*-40 interventi di Mail Art,Studio d'Arte "Il Moro",Firenze,1992;Catalogo della mostra di Mail Art "Proiects",Baltimora,1992; Catalogo del "Premio Italia '92",Massaccesi Editore,Osimo (Ancona),1992; Castellani-Ursini, "Arte e Poesia dei nostri giorni,Ursini Editore,Catanzaro,1992; L'Arte Italiana nell'Anno di Colombo,Istituto d'Arte Contemporanea, Genova,con testo a cura di Paolo Volpi,1992; Catalogo "Caterpillars",a cura di G. Lusetti,Correggio (RE),1993 ; Catalogo di Artstamp,,Budapest,a cura di G.+J. 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